Sportello Uepe

A Paola è realtà l’Ufficio per l’esecuzione penale esterna: «Messa alla prova e pene sostitutive strumenti preziosi»

VIDEO | È stato inaugurato al Tribunale nei locali dell’Ordine degli avvocati. Lo sportello è dedicato al trattamento socio-educativo delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà e ha il compito di facilitare il reinserimento sociale di chi ha subito una condanna

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di Francesco Frangella
24 maggio 2024
21:25

All'interno del Tribunale di Paola, in uno spazio messo a disposizione dall'Ordine degli Avvocati presieduto da Gianfranco Parenti, è stato inaugurato l'Ufficio per l'esecuzione penale esterna. Lo sportello, dipendente dal Dipartimento della Giustizia minorile e di comunità, avrà il compito di garantire un “trattamento socio-educativo” alle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, promuovendo il reinserimento sociale di coloro che hanno subito una condanna.

«La messa alla prova e le sanzioni sostitutive sono strumenti preziosissimi. Queste iniziative hanno una funzione decongestionante rispetto al carcere e alla detenzione - ha commentato il presidente del Palazzo di giustizia paolano, Filippo Giuseppe Leonardo - e hanno soprattutto una funzione fondamentale di perseguimento corretto delle finalità costituzionalmente previste per la pena, che sono delle finalità di rieducazione. Finalità di ripristino della legalità, anche della persona, del suo rapporto con la società, quindi una risocializzazione che svolge appieno la sua funzione laddove non avviene a distanza di anni poi con le misure alternative ma avviene immediatamente a poca distanza dalla commissione del reato e consente alla persona di avere quel trattamento, quel programma adattato alla propria situazione personale, che lo può aiutare a reinserirsi anche dal punto di vista lavorativo».


«Quindi sono degli strumenti di civiltà giuridica – ha concluso il giudice recentemente subentrato al collega Salvatore Carpino (presente anch’egli all’inaugurazione) alla guida del Tribunale tirrenico - perché consentono allo Stato di svolgere la propria funzione, assolutamente di contrasto al crimine ma con quei criteri di proporzionalità che sono fondamentali per assicurare l’esecuzione della pena».

Il reinserimento sociale deve essere considerato un obiettivo minimo da perseguire, rispettando tutte le parti coinvolte in ogni procedimento, in particolare le vittime, che devono essere tutelate affinché l'esecuzione esterna di una condanna non venga percepita come una riduzione della pena.

«È sotto la luce del sole quanto la misura alternativa alla detenzione, quindi l'esecuzione della pena extramoenia, abbia dato dei frutti e abbia dato dei risultati che portano a poter pensare che il futuro non può che essere questo, perché i numeri della recidiva sono assolutamente bassi». Questo il commento soddisfatto del direttore Esecuzione penale esterna per la provincia di Cosenza, Antonio Antonuccio, che ha così proseguito: «In effetti, è proprio questo quello che porta poi alla bontà del risultato, perché in una situazione che diventa congeniale, in una situazione che è meno repressiva rispetto a quella che è l'esecuzione della pena all'interno delle mura di un istituto, rende il soggetto più propenso a comprendere l’errore commesso e a rimediare».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il direttore interdistrettuale per la Calabria Esecuzione Penale Esterna, Emilio Molinari, e il suo parigrado “aggiunto” Rocco Scicchitano, entrambi concordi nel considerare l’apertura dello sportello (del quale un altro appena inaugurato, in provincia di Cosenza, si trova a Castrovillari) una conquista di civiltà.

«Tutto sta nel nome del nostro Dipartimento - ha spiegato Molinari, snocciolando i numeri delle collaborazioni messe in campo per far partire il progetto – “Dipartimento Giustizia Minori e di Comunità”, dove la comunità è rappresentata dagli enti che fanno parte di questo percorso, perché senza comunità non ci saranno misure alternative. La comunità serve appunto per evitare una società carcerocentrica».

«Già come si era sperimentato con le misure alternative ma poi anche con la messa alla prova e adesso con le pene sostitutive – ha fatto eco a Molinari il parigrado “aggiunto” Rocco Scicchitano - perché una vulgata comune potrebbe parlare di non effettività della pena e invece la pena è effettiva non soltanto se è scontata in carcere ma è una pena che può riabilitare, si può permettere un ingresso nella società. A volte, per pene brevi, l'ingresso col carcere può essere soltanto un elemento di ulteriore desocializzazione. Con la messa alla prova e con le pene sostitutive, si potrà contenere anche il fenomeno dei liberi sospesi. Cioè coloro che, nella lunghezza procedurale degli iter che li riguardano, subiscono vivono una sorta di sospensione sociale. Spesso la pena carceraria, ma anche la pena alternativa, la misura alternativa, giunge tanti anni dopo quello che è il fatto di reato, e sempre più spesso capita che le persone condannate abbiano già apportato cambiamenti alla propria condotta. Avvicinare questo momento può dare invece una maggiore effettività ai dispositivi giudiziari. Ovviamente per fare in modo che questo sistema funzioni è necessaria la collaborazione, per questo è importantissimo questo momento».

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