Dentro la Notizia

La battaglia di Tortora: rifiuti pericolosi e autorizzazioni dubbie mettono in allarme la comunità

La cittadinanza si sta mobilitando per contrastare l'impatto sulla salute e sull'ambiente derivante dalla riapertura dell'impianto di rifiuti pericolosi vicino al fiume Noce

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di Al. P.
1 giugno 2023
16:09

Tortora è in agitazione per la ventilata riapertura di un impianto che si occupa di smaltimento di rifiuti pericolosi a San Sago, in prossimità del fiume Noce.

Intanto emergono dubbi sull'affidabilità delle autorità competenti, poiché sembra che un parere dell'autorità di bacino sia stato rilasciato senza un adeguato studio idraulico-geologico, in violazione delle normative vigenti. Oggi, le telecamere di "Dentro la Notizia", il programma condotto da Pasquale Motta, hanno visitato il luogo dell'impianto per intervistare il sindaco e i consumatori, gettando ulteriore luce su questa delicata questione ambientale.


A rischio l'habitat naturale

Tortora è stata dichiarata Bandiera blu 2023, ma ora rischia di essere devastata dalla riapertura della discarica privata. Secondo un paio di Procure, l’impianto di San Sago è una grave minaccia per la salute del fiume Noce e delle popolazioni che vivono nei dintorni. Ma le sentenze sono sempre rimaste sul vago e i responsabili  mai individuati. Quella di Tortora, insomma, è la solita storia fatta di inquinamento, lavoro, e omissioni che passa, senza colpo ferire, per le aule di tribunali a dimostrazione di quanto è difficile, in Italia, ottenere una condanna per i reati ambientali.

L’impianto sotto la lente, è a poche decine di metri dal mare e dal fiume. Dopo un breve sospensione ora rischia di riattivarsi. Le due regioni interessate, Calabria e Basilicata, pare siano pronte al rilascio delle autorizzazioni per procedere e in Regione si è tenuta, ieri, una Conferenza di servizi che ha affrontato l'argomento ma pubblicamente non è dato sapere di più a causa di una clausola di riservatezza che i partecipanti sono stati costretti a firmare.

Ma la proprietà privata è davvero privata?

Il sindaco di Tortora, Toni Iorio, non vuole sentire ragioni. «Adesso per colpa delle due regioni che hanno in mano le autorizzazioni dirigenziali, rischiamo di vedere riaperta questa discarica. Con note tecniche ben relazionate abbiamo spiegato, in Conferenza, perché l'impianto non deve riaprire. Il Dipartimento Agricoltura ci ha notificato nei giorni scorsi una nota in merito al gravame che insiste sulla zona per la sussistenza degli usi civici, il che ha determinato una cosa importante in merito a un uso civico agro-silvo-pastorale della zona, si parla di terreno addirittura inalienabile, addirittura è in discussione il titolo di proprietà il che permetterebbe di far tornare l’area pubblica al servizio della collettività».

«In Calabria c'è un cartello di poteri forti»

Maximiliano Granata, (Legalità democratica) presidente del consorzio Crati, parla di «riesumazione della questione» e insiste sulla procedura. «Qui in Calabria, c’è un cartello dei privati, un cartello di poteri forti, che tratta anche rifiuti pericolosi e ha portato i costi di conferimento alle stelle. Uno degli esempi è la Iam di Gioia. C’è una procedura - ha aggiunto - che deve essere rispettata e deve essere conforme a quanto previsto dagli articoli 97 e 98 della Costituzione che parlano di legalità, trasparenza e imparzialità e buon andamento della procedura. I pareri che vengono formulati dagli altri soggetti della Conferenza devono esser noti agli attori principali. Qui non è avvenuto e a mio avviso c’è stata, per questo, una mancanza di trasparenza degli atti una sorta di ombra nella procedura. La Conferenza dei Servizi doveva essere già chiusa in modo negativo.

L'appello a Occhiuto: «O tuteliamo il mare o apriamo le discariche»

Qui ci vuole una decisione chiara in merito alla procedura amministrativa perché gli usi civici che sono sub iudice, dunque non c’è la certezza sul diritto di proprietà dell’impianto. Io dico al presidente Occhiuto - ha concluso Granata -: se facciamo una lotta all’inquinamento per tutelare il mare, poi non possiamo avere impianti così che trattano rifiuti, tra l'altro, non calabresi ma che arrivano da tutta Italia».

Giuseppe Ricciardi, di Legambiente, punta il dito contro i presidenti della Calabria e della Basilicata che, suo dire, si sarebbero trincerati nei loro uffici, «noi chiediamo che si uniscano e insieme dicano alla cittadinanza che questo impianto che stanno autorizzando è essenziale, strategico e che non reca nessun tipo di problema all’habitat».

Il mistero della Conferenza "secretata"

I consumatori sono preoccupatissimi. Salvatore Carluccio (Mondoconsumatori) ci mette il carico: «È assurdo che ci siano ancora Conferenze dei Servizi i cui atti sono secretati – dice -. In 35 anni di attività, come fondatore di Federconsumatori, è la prima volta che sento una cosa del genere. Va bene la riservatezza, ma le informazioni devono essere pubbliche. Se si vuole intervenire bisogna sapere di che si parla. Noi non faremo che vigilare perché non avvengano le solite “tarantelle alla calabrese”».

Guido Alagia (portavoce comitato Fiume Noce) parla della “manifestazione dei mille”. «Dal 2011 siamo sul campo. Eravamo qui il 18 marzo scorso dire “no” alla riapertura e invitare i due presidenti a uscire dal loro guscio e a parlare con noi per dire alla gente come stanno le cose. Roberto Occhiuto più volte ha detto che l’impianto di San Sago non era strategico, cos'è cambiato?».

Come nel film di Nanny Loy: «Jatevenne»

Valentina Paduano, del WWF, è stringata ma concisa: «Noi continueremo a impegnarci per la difesa della fauna della valle del Noce: parliamo di esemplari di lontra, lupo, tartarughe marine. Il danno, conseguente alla riapertura dell'impianto, sarebbe devastante per queste specie che solo ora avevano avuto modo di riprodursi e crescere».

Un altro rappresentante del Comitato “Fiume Noce” cita il film “Le quattro giornate di Napoli” quando dopo l’uccisione di un marinaio la gente si mobilita e caccia i tedeschi al grido “Jatevenne” «ed è quello che dico ai rappresentanti di questo impianto: la gente non vi vuole!»

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