Lotta alla mafia

La rigenerazione dei luoghi e il riuso dei beni confiscati ai clan, l’esperienza degli architetti calabresi a Roma

VIDEO | Nell’ambito del convegno “Prevenire l’illegalità”, promosso in occasione dell’anniversario della Strage di Capaci, l’Ordine degli architetti di Vibo ha illustrato i progetti portati avanti in sinergia con le istituzioni. Tra questi, quello inerente il Centro di trasformazione agroalimentare di Rombiolo

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di Giusy Criscuolo
24 maggio 2024
15:00

Ieri si è celebrato il giorno della memoria e della legalità, dove si ricorda la strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Falcone assieme al giudice Francesca Morvillo e agli uomini della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo. L’Ordine degli architetti di Roma, alla settima edizione del Convegno “Prevenire l’Illegalità”, ha affrontato panel che hanno strettamente legato l’impegno professionale a quello civile. 

Il convegno "Prevenire l'illegalità"

Trovandosi questo a stretto contatto con realtà urbane da riqualificare per una crescita sana e inclusiva di chi vi abita, a dover gestire bandi e gare in cui le infiltrazioni malavitose sono sempre più presenti ed essendo chiamati a rivalutare e rimettere a sistema beni confiscati alla malavita, i professionisti hanno spiegato come ogni cosa sia legata ad un unico fulcro e che per combattere il malaffare e le mafie sia necessario operare in sinergia con tutte le realtà Istituzionali, civili e religiose.


Panel che hanno parlato di riqualificazione di luoghi come quello di Brancaccio a Palermo, attraverso l’esperienza di Maurizio Artale, presidente del centro di accoglienza Padre Nostro fondato da Padre Puglisi. Non è mancato il contributo di don Antonio Coluccia, il prete antidroga che vive in prima linea, con una scorta, giorno e notte nei quartieri dove anche la ‘ndrangheta si divide le piazze di spaccio con la camorra.

Il ruolo dell'Ordine degli architetti di Vibo

Tra gli ospiti anche Fabio Foti, presidente dell’Ordine degli architetti di Vibo Valentia che in una provincia come quella di Vibo, nel silenzio, cerca di fare il suo meglio per tutti i cittadini onesti che voglio vivere all'insegna della legalità.

«In qualità di presidente dell'Ordine degli Architetti di Vibo Valentia - ha evidenziato - ho illustrato l'attività che stiamo portando avanti nella nostra provincia, a supporto di alcuni Comuni del nostro territorio. Tutto va nella direzione di nuove politiche urbane, tese alla rigenerazione dei luoghi, alla prospettiva della transizione ecologica e in quella chiave che punta ad immaginare uno sviluppo diverso rispetto al passato».

Con diverse amministrazioni sono state avviate delle collaborazioni, accordi istituzionali: «L'abbiamo chiamato il master plan delle trasformazioni urbane, in modo da costruire dei momenti progettuali anche in vista delle occasioni di finanziamenti come per esempio per il Pnrr. Da una parte l'ordine degli architetti fornisce e fornirà supporto su questi indirizzi strategici a livello del territorio, dall'altro i comuni invece si impegneranno ad affidare gli incarichi di progettazione per realizzare i progetti attraverso i concorsi di progettazione perché per noi è importante la qualità degli spazi e quindi la qualità dell'architettura». Foti non dimentica di sottolineare la presenza nel comprensorio vibonese di più beni confiscati alla ‘ndrangheta.

Il caso di Rombiolo

«Anche lì abbiamo dato supporto per realizzare dei progetti di trasformazione. Nel Comune di Rombiolo, in un bene confiscato alla ‘ndrangheta, abbiamo programmato un'idea di riutilizzo di quello spazio in collaborazione con l'Università della Calabria, con il comune e con altre istituzioni. Il tutto con l’idea di realizzare un centro di trasformazione agroalimentare dove lavorare la 'nduja di Spillinga, la cipolla di Tropea, il pecorino del Poro. Questo è un progetto che è stato inserito e validato all'interno del Regolatore del Ministero per delle risorse e quindi si spera che a breve possano arrivare i finanziamenti.

Questo è un esempio di come l'attività che stiamo portando avanti è a servizio della comunità per declinare nuovi modelli di sviluppo con il centro, per dare nuovi spazi e nuove speranze ai giovani e alla popolazione. Auspicio creare un quartiere dell'architettura. Noi l'abbiamo chiamato la sfida della bellezza».

Il messaggio lanciato è che non solo attraverso le Istituzioni, le Forze dell’Ordine, gli enti religiosi e/o civili, ma anche attraverso le Associazioni o realtà Professionali è possibile fare rete contro la malavita. Anche la riqualificazione di un territorio può fare molto, esattamente come accaduto a Brancaccio. Come ripetuto più volte da don Antonio Coluccia: «Le periferie non sono la fine della città, ma l’inizio». Bisogna arrivare al territorio, alle persone, per comprendere che futuro avrà chi vive in una determinata realtà sociale.

 

Giornalista
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