L’altra versione

«Macché minacce, è stata una protesta pacifica». I “dimenticati” di San Giovanni in Fiore smentiscono Succurro

A Dentro la Notizia parlano i rappresentanti del comitato protagonista della contestazione davanti al municipio da cui era scaturita la denuncia della sindaca: «Siamo solo disoccupati che chiedono l'apertura di una vertenza lavoro per non essere costretti ad andare via»

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di Mariassunta Veneziano
17 ottobre 2023
11:40

Tutto è cominciato con una protesta. Lunedì 9 ottobre. La sindaca di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro, è dentro al palazzo di città. Sotto, nel piazzale, un gruppo di persone la attende. Quando l’amministratrice esce, la folla è ancora lì. Ed è a questo punto che la vicenda subisce una biforcazione. Chi la ripercorre da un lato, denunciando il comportamento violento dei manifestanti, chi dall’altro raccontando di una rivendicazione pacifica.

Ma andiamo con ordine. È martedì 9 ottobre quando dal Comune arriva alle testate giornalistiche un comunicato in cui si parla di un episodio messo in moto da «un manipolo di facinorosi». È la stessa Succurro a riferire i fatti: «Hanno colpito a pugni la mia macchina, dopo avermi accerchiato nel tentativo di intimorirmi con prepotenza», dice. Nella piazza del municipio, afferma, c'erano ex percettori del reddito di cittadinanza.


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Usa parole forti, la sindaca, nel dare conto dell’evento. Parole come «ricatto», «intimidazione» e «prevaricazione». E chiosa: «La violenza non entrerà mai in municipio».

Aggredita mentre era nella sua auto, dice lei. Ma fuori, dall’altra parte del finestrino, non ci stanno. Non ci stanno a passare per violenti, non ci stanno a far passare quella che è stata – dichiarano – una protesta pacifica per intimidazione o ricatto.

Davanti al municipio, quel lunedì 9 ottobre, c’erano loro: “i dimenticati”, così hanno deciso di definirsi. Hanno costituito un comitato per portare avanti tutti insieme le loro istanze. E davanti al municipio si sono ritrovati ancora una volta, ieri pomeriggio, per parlare di quanto accaduto ai microfoni di LaC. Per dare la loro versione in diretta tv, nel corso di Dentro la Notizia, la trasmissione condotta da Pasquale Motta, per l'occasione affiancato dal nostro corrispondente da San Giovanni in Fiore Francesco Oliverio.

Nessuna aggressione, rimarcano, e nessuna minaccia. E anche il reddito di cittadinanza c’entra poco: «Siamo disoccupati». Gente che quel giorno di inizio settimana chiedeva solo udienza a Succurro. «Eravamo tutti sotto il Comune – racconta uno di loro –. La sindaca non ci ha voluto ricevere, quando è scesa accompagnata dal suo capostruttura si è messa in macchina e tutti abbiamo gridato “lavoro”, qualcuno anche “vergogna” ma credo che in una protesta ci stia come termine». E i pugni sulla carrozzeria dell’auto? «C’è stata una ragazzina che ha bussato al vetro, non ha dato pugni. I carabinieri l’hanno spostata».

Tra la folla radunata davanti alle telecamere sventolano i cartelli dei “dimenticati”. Il comitato chiede l’apertura di una vertenza lavoro. Certo, non può essere il Comune a risolvere da solo la questione occupazione, ma può farsi promotore dell’apertura di tavoli a livelli istituzionali più alti. Senza contare, sottolinea Motta, che Rosaria Succurro è anche presidente della Provincia di Cosenza e dell’Anci Calabria, l’associazione dei Comuni.

«Sono litigi di tutti i giorni – afferma qualcuno tra i vicoli, dove la troupe di LaC è andata per raccogliere gli umori dei sangiovannesi –. Hanno un po’ esagerato. Magari qualcuno ha tirato qualche pugno sulla macchina e la storia è stata ingrandita ma questo non è un paese di delinquenti».

Dal comitato negano che quei pugni ci siano mai stati. La loro, sottolineano, è solo la rivendicazione legittima di chi vuole avere una chance, l’opportunità di restare a vivere nel posto in cui è nato. E l'appello, in chiusura di trasmissione, valica i confini di quest'angolo di Sila e approda direttamente in Cittadella a Catanzaro. «Noi chiediamo un aiuto – spiega una ragazza ai nostri microfoni –. Chiediamo al presidente Occhiuto un confronto. Non vogliamo andare via. Siamo stanchi di partire, di costruire le nostre famiglie fuori. Noi siamo la risorsa della nostra Calabria. Occhiuto vuole far rinascere questa regione, perché non iniziare da qui?».

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