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Meloni-Cgil 1 a 0, a Perfidia il Var dell’assemblea con la premier. E sul Ponte Cateno De Luca sentenzia: «Festival delle min...te»

VIDEO | La trasmissione di Antonella Grippo ha acceso i riflettori sull’incontro a Rimini tra la presidente del Consiglio e il più grande sindacato italiano. Tra gli ospiti Claudio Signorile, Edoardo Sylos Labini, Giorgio Cremaschi, Marco Bentivogli, Pietro Molinaro e Alessia Bausone

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di C. L.
25 marzo 2023
15:35
Un frame dalla puntata
Un frame dalla puntata

«Accade talvolta che i fatti, le cose, la realtà esprimano una forte riottosità rispetto ai dogmi, alle catechesi laiche e alle dottrine rispetto alla teoria. Spesso, gli accadimenti non si lascino imbrigliare dai breviari di pretuncoli laici, diciamo noi, ed è tutto un fluire di cose che non avevamo previsto. Non è che Landini non avendo premeditato una sofisticata strategia ai danni di Giorgia Meloni poi abbia fatto un figurone cedendole la sua platea, i suoi delegati, il suo il suo pubblico. Abbiamo come il sospetto che Meloni abbia ribaltato il tavolo e abbia tratto enorme vantaggio da quello che molti definiscono il regalo di Landini, della Cgil al Presidente del Consiglio. Tutto ciò mentre in Francia soffia un vento di rivolta contro la legge sulle pensioni e dove vibra un antagonismo al quale noi in Italia per la verità non siamo molto abituati, stante alla vocazione anche negoziale di questo o di quel partito. Vediamo se nei fatti sarà invece antagonista Ellis Schline».

Come al solito, ci ha pensato Antonella Grippo a mettere tanta carne al fuoco di Perfidia, giunta al suo trentesimo appuntamento stagionale con il titolo “Un’emozione da poco”. Sotto il torchio della giornalista di Sapri, che nel calderone ci ficca anche la satira senza filtri di Enzo Filia, ci finisce il consueto parterre esplosivo, composto dall’ex ministro ai Trasporti ed esponente storico sia del Partito Socialista Italiano, Claudio Signorile, dal padre del movimento “CulturaIdentità”, Edoardo Sylos Labini, dal vulcanico Cateno De Luca, già sindaco di Messina e leader di “Sud chiama Nord”, dall’esponente di Potere al Popolo Giorgio Cremaschi, dal fondatore di Base Italia Marco Bentivogli, dal consigliere regionale della Lega Pietro Molinaro, dall’esponente dem Sebi Romeo e dall’opinionista e giornalista Alessia Bausone.


Cremaschi: «Il congresso della Cgil non doveva trasformarsi in Porta a Porta»

«La storia è nelle fotografie. Uno dei problemi che hanno i lavoratori italiani, oltre che tutte le politiche economiche liberiste e contro di loro degli ultimi trent’anni, è la passività dei grandi gruppi dirigenti sindacali». Così Giorgio Cremaschi ricorda che l’ultima grande manifestazione targata Cgil fu quella del 2022, quando insieme a Cofferati portò 2 milioni di persone a Roma fermando l’attacco all’Articolo 18, poi però abbattuto da Renzi. L’ex leader di Potere al Popolo parla di «dabbenaggine» che ha portato la Cgil a pensare di domare Meloni, ma finendo con l’essere domato. E d’altra parte per lui «un Congresso della Cgil non può trasformarsi in una sorta di succursale di Porta a Porta».
In merito al Ponte – tra gli argomenti in discussione nella serata – Cremaschi offre i dati scoraggianti relativi al sistema dei trasporti inesistente, domandandosi: «Ma cosa collegherà questo Ponte? È una boiata pazzesca».

«Il Ponte s’ha da fare, senza tanti proclami», invece per Edoardo Sylos Labini, che fa notare che «erano svariati anni che non c’era un presidente del Consiglio al Congresso della Cgil», ma per lui non si deve mettere a ferro e fuoco una città (il riferimento è ai fatti di Parigi) per avere voce. «Landini se pensava di mettere in difficoltà Meloni facendo cantare Bella ciao ha sbagliato strategia di comunicazione».

Romeo: «Non c’è più conflittualità nel ruolo che riveste Landini»

«Meloni era ospite e gli ospiti si rispettano – aggiunge Sebi Romeo -. Il punto è perché è stata invitata». Landini, per lui, ha commesso un errore - che non è quello di non essere stata contestata - ma che «non c’è una conflittualità nella rappresentanza che riveste. La Meloni ha fatto la Meloni, e al congresso di FdI non avrebbero invitato certo Landini». Per lui però l’elezione di Schlein può segnare un punto di svolta anche su questo terreno.

Solleticato da Grippo sul nuovo corso del Pd, Romeo dice di non avere un bastone e di non essere un capo: «Credo che siamo in una fase delicatissima per la vita del Pd, della sinistra e del Paese. Ho sentito dire che il gap tra Nord e sud è colmabile col Ponte, ma siamo di fronte ad una riforma pericolosa per il Sud, di questo dovremmo ragionare».

Sul nuovo corso del Pd Calabria, Romeo è chiaro: «c’è uno sforzo positivo nel rigenerare». Mentre sulla vicenda Oliverio afferma: «noi abbiamo delle regole, sbagliate, e Oliverio ha tutti i numeri per far parte della nostra storia, ma c’erano delle regole».

Cateno De Luca: «Il Ponte? È il festival delle minchiate»

«Ho ordinato una scatola di costruzioni lego da mandare al ministro Salvini perché per come è stata lanciata la proposta mi sembra che siamo in questa ottica». Esordisce così il vulcanico Cateno De Luca che ha una sua personale posizione: «Io sono un pontista da sempre, ma siccome solo i cretini con cambiano idea plaudiamo a questa conversione di Salvini, che però lo sta facendo perché ha lanciato il disegno criminale dell’autonomia differenziata. Lo fa per ammantarsi di meridionalismo, perché arriverà prima l’autonomia».
De Luca, in sostanza, vuole sapere «dove si prendono i soldi delle opere collaterali», e uscendo dal politichese chiarisce la sua posizione: «In Sicilia si chiama festival delle minchiate».

Bausone: «Meloni come un gigantesco peluche sulla Cgil»

Per la giornalista Alessia Bausone, la Meloni «si è abbattuta come un gigantesco peluche sulla Cgil perché negli anni recenti il sindacato si è imborghesito, come la sinistra di lotta che quando entra nei palazzi prende il tè delle 5 nel salotto buono».

Il passaggio dalla Lega di Pontida alla Lega del Ponte, per Bausone è un attimo. Ma l’attenzione si concentra sui costi: «si parte da 8 miliardi di euro e sono previsti fior fior di subappalti privati che a casa mia vuol dire tanti regali alla criminalità. Per questo chiede a Molinaro, presidente della Commissione regionale antindrangheta, se l’organismo disi occuperà di questi aspetti» è la sua provocazione.

Molinaro: «Meloni coraggiosa nell’accettare la sfida del sindacato»

Molinaro da parte sua evidenzia il «coraggio» mostrato da Meloni nell’accettare una sfida importante, mostrando «disponibilità» nell’ascoltare e confrontarsi. Sul Ponte naturalmente, tutti gli sforzi sono concentrati per realizzarlo: «Non è una fantasia di Salvini, il popolo si è espresso un anno fa su un programma chiaro. Siamo un popolo serio ed io ho fiducia dello Stato e la politica non può avere paura, e paralizzare tutto, per i rischi di mafiosità».

Bentivogli: «La retorica anti ponte è ridicola»

Per Bentivogli, già segretario della Fim Cisl, il congresso della Cgil è stato molto concentrato su questa polarizzazione con il capo del governo. «Landini non è nuovo ad usarle per migliorare la propria visibilità. Accadde già con Marchionne e fu un errore».

Il discorso scivola sul concetto di riformismo: «è un metodo che considera centrare obiettivi e risultati per chi rappresenta i lavoratori. Abbiamo una scarsa rappresentanza politica e una sempre più debole rappresentanza sindacale anche perché c’è troppa distanza tra gli obiettivi prefissati e i risultati portati a casa. Non basta fare piattaforme e chiedere».
Favorevole al Ponte sullo Stretto, Bentivogli boccia «la retorica anti-ponte» definendola ridicola: «Il Sud ha bisogno di infrastrutture e con il no a tutto non si fa né il Ponte né tutto il resto».

Signorile: «Il riformismo era la realizzazione del socialismo»

«Il riformismo era la realizzazione del socialismo e l’avvicinamento a questo obiettivo che avveniva attraverso le riforme». Così invece Claudio Signorile che ha aggiunto: «Gradualmente è accaduto che in tutto il tempo che ha segnato l’avvento della democrazia socialdemocratica, la governabilità si è attuata attraverso i cambiamenti che sono le riforme. Il discorso riformista ritorna con prepotenza perché è venuta meno il senso della governabilità nobile, non affidata alle dichiarazioni ma ai risultati».

Per lui, però, va fatta una distinzione tra il riformatore che vive nel presente, e il riformista che vive nel lontano progetto: «Noi stiamo vivendo questo periodo a cavallo tra il riformismo e i riformatori».
E forse proprio per questo «il discorso del Ponte sullo Stretto è quello di un riformismo a metà».

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