La riflessione

Femminicidi e violenza di genere: un minuto di silenzio? Meglio un minuto di rabbia

Una società fallita: è questo che viene consegnato alle future generazioni. Siamo tutti colpevoli, con la nostra ignoranza, indifferenza e paura

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di Franco Laratta
21 novembre 2023
14:45

Un minuto di silenzio? Meglio un minuto di rabbia! Un urlo feroce che parta da tutte le scuole d’Italia e faccia tremare il paese. Ma anche l’Europa dove i femminicidi imperversano. E giunga in America, in Afghanistan, in Iran, in Russia, in Cina. Un urlo fortissimo che viene dai nostri ragazzi, ai quali consegniamo una società fallita. Senza futuro. Che bel regalo che abbiamo preparato per i nostri figli.

Abbiamo preparato per loro una società che ha sostanzialmente fallito tutti gli obiettivi. Non c’è un solo attore di questa società, non un settore, un’istituzione, un ente pubblico, che si salvi da questo fallimento. Hanno fallito la politica, le sue istituzioni, ha fallito la chiesa e la sua incapacità di essere credibile, ha fallito la magistratura, sempre più lenta e inadeguata, ha fallito la stampa, il giornalismo accondiscendente, debole e privo di ogni autonomia. Hanno fallito la cultura, l’università, la scuola… È esplosa la famiglia, stressata, angosciata, povera e divisa. Oggi ci ritroviamo tutti più soli e smarriti, pronti a gridare contro la violenza, la sopraffazione e l’odio. Ma siamo tutti colpevoli, con la nostra ignoranza, l’indifferenza, la paura…


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 Il libro di Serena Dandini

“Una sera mi ha preso da dietro convinto che dormivo, l'ho fatto fare, anche se non mi piaceva, non volevo svegliare tutta la casa, a volte si fa prima a non dire niente, meglio non reagire e tutto passa, si sa, a un certo punto l'uomo si acquieta, è natura...

Ma la mattina dopo, quando pulivo i broccoli, ho capito. Era successo di nuovo. Lui non voleva altri figli da me e c'aveva ragione, dove lo mettevamo un altro ragazzino? E adesso c'era pure questa signora in casa, è chiaro, c'era meno spazio, insomma questa sua amica in difficoltà che doveva rimanere poco ma già aveva occupato l'armadio nel tinello era sempre li e girava in sottoveste davanti ai vicini e la casa era quel che era, avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti...

Al settimo mese ormai la pancia si vedeva tanto e gliel'ho dovuto dire, ma sembrava tranquillo, siamo andati in gita tutti e tre, una scampagnata con la signora e i panini, e lui ha preso una latta di benzina dal garage.

«Perché prendi la benzina, papà, che la macchina va a diesel?»

«Fatti i fatti tuoi» gli ha detto, ma senza menarlo, di buon umore. No, non era un mostro, sennò mi bruciava viva da subito. E invece per fortuna prima mi ha dato una vangata in testa che mi ha stordita forte e quando mi ha dato fuoco non ho sentito quasi niente. Lo vedi? Non avevamo un mostro in casa, ci pensava a me, anche alla fine... sennò non mi tramortiva prima con la vangata, senza sarebbe stato peggio, avrei sofferto molto di più, è stato un pensiero per me, lo vedi mamma, non avevamo un mostro in casa, era solo un po' nervoso di temperamento.

Il bambino l'avrei chiamato Vito, come il nonno.” (da "Ferite a morte" di Serena Dandini)

 

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