Il gesto

Al via una raccolta fondi per la famiglia dell’operaio calabrese morto in un cantiere del Terzo Valico

L'iniziativa è dei lavoratori impegnati nel cantiere per la costruzione del terzo megalotto della strada statale 106 come segno di vicinanza ai familiari del 33enne originario di Roccabernarda. Feneal Uil e la Fillea Cgil: «La sicurezza sul lavoro è una responsabilità comune»

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di Redazione
8 febbraio 2023
13:45
Salvatore Cucè
Salvatore Cucè

Avviata una raccolta fondi volontaria da devolvere alla famiglia di Salvatore Cucè, l'operaio 33enne originario di Roccabernarda, nel Crotonese, deceduto ieri per le gravi ustioni  patite mentre lavorava alla realizzazione del terzo valico in provincia di Alessandria. L'iniziativa è dei lavoratori impegnati nel cantiere per la costruzione del terzo megalotto della strada statale 106 che, in segno di solidarietà al collega morto ma anche per ribadire che la sicurezza deve essere il primo obiettivo da perseguire, domani incroceranno le braccia per un'ora.

«Per la Feneal Uil e la Fillea Cgil - si legge in una nota del sindacato - la sicurezza sul lavoro è una responsabilità comune. E per questo serve l’impegno di tutti. Per questo occorre un massiccio ricorso alla formazione, con un piano che preveda come punto di partenza di una nuova cultura del lavoro già dalla scuola dell’obbligo, offrendo alle ragazze ed ai ragazzi informazioni utili all’inserimento maturo e cosciente nel mondo del lavoro». Maria Elena Senese, segretario generale della Feneal Uil regionale, afferma: «Le statistiche, purtroppo, relegano la Calabria ai primi posti a livello nazionale per numero di incidenti, con esito mortale, sui luoghi di lavoro».


«Spesso - denuncia Senese - questi incidenti segnano la fine della vita degli operai anche a causa del lasso di tempo che intercorre fra l’evento traumatico e l’arrivo dei primi soccorsi. E questo è quanto di più inaccettabile possa verificarsi in un Paese che ama definirsi civile. Il rischio è sempre dietro l’angolo, ma questo diventa da imprevedibile a irrimediabile se non vengono seguite e rispettate le previsioni di legge».

«Per questo – incalza la segretaria della Feneal Uil - ci chiediamo se i piani di emergenza fatti dalle aziende siano reali o siano farlocchi, come spesso lo sono i documenti di valutazione rischi, se ci troviamo di fronte a dei semplici copia e incolla o a studi realizzati dopo un’analisi attenta di ciò che realmente c’è bisogno per mettere in sicurezza la vita degli operai impegnati nei cantieri».

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