L’intervista

Il vescovo di Mileto: «Calabria cuore grande, non si tira mai indietro quando bisogna aiutare gli altri»

VIDEO | Attilio Nostro negli studi di LaC ha rimarcato la sinergia con il nostro network: «Facciamo un lavoro simile, entrambi cerchiamo di fare rete e creare connessioni». Sulla guerra in Ucraina: «Una visita del Papa sarebbe strumentalizzata dai nemici della pace, lui lo sa» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Enrico De Girolamo
10 gennaio 2023
15:54

«È bellissimo il lavoro che il vostro network sta facendo. Per certi versi assomiglia al mio lavoro, perché entrambi cerchiamo di fare rete, di creare connessioni». Il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro, ormai è di casa nella redazione di LaC. Non sono rare, infatti, le occasioni in cui ha visitato gli studi del Network. La prima volta a poche settimane di distanza dal suo insediamento alla guida della Diocesi vibonese, nell’ottobre del 2021. Un primo incontro con l’editore Domenico Maduli, i giornalisti e i dirigenti aziendali che consentì di istaurare da subito un rapporto estremamente solido.

Il vescovo Attilio Nostro e l'editore Domenico Maduli

Sinergia poi temprata nell’emergenza pandemica e nei risvolti epocali del conflitto in Ucraina, eventi che vedono in prima linea chi si occupa d’informazione e di solidarietà. Gli stessi temi sui quali il vescovo Nostro è tornato durante l’ultima intervista che ha concesso a LaC News24, raggiungendo ieri i nostri studi. Ad accoglierlo, oltre a Maduli, presidente della Diemmecom, che edita le testate del Gruppo, c’erano il direttore editoriale Alessandro Russo e il direttore strategico Paola Bottero.

«La voglia di coesione, il desiderio di tornare a condividere la quotidianità, è fortemente percepibile - ha ribadito l’alto prelato -. Lo noto non soltanto dalla partecipazione alle funzioni religiose, ma lo vedo anche nelle scuole e in tante altre realtà che mi capita di visitare. Le persone hanno veramente voglia di ritrovarsi, di ritrovare se stesse. Hanno voglia di comunione».

Concetti che combaciano con quanto affermato da Domenico Maduli nel suo editoriale per il nuovo anno, quando ha sottolineato che «la Calabria ha bisogno di creare connessioni», perché necessita di «unità e collaborazione istituzionale» per guardare al futuro con ottimismo. Obiettivo che il Gruppo di LaC sta perseguendo con tenacia, rinsaldando la sinergia con tutti i principali attori istituzionali, come in occasione della visita del generale Pietro Salsano, comandante della Legione Carabinieri Calabria, e del colonnello Massimo Alligri, comandante del Distaccamento calabrese dell’Aeronautica militare.


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La visita del vescovo Nostro si inserisce in questo solco, nella volontà di rendere il network un punto di riferimento della Calabria che vuole rinascere e guardare avanti con una ritrovata capacita di costruire il domani.

Se la pandemia prima e la guerra in Ucraina dopo hanno gravato, e continuano a farlo, sul futuro del mondo, l’altra faccia della medaglia è una rinnovata spinta alla solidarietà. Una tensione verso il prossimo che vede la Calabria protagonista, sia nell’accoglienza di chi fugge dalle bombe, sia nell’aiuto attraverso la donazione di beni di prima necessità. Fatti che LaC documenta senza soluzione di continuità, anche con l’obiettivo di dare il giusto risalto a un afflato che non è così scontato in altri contesti nazionali e internazionali.

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«La Calabria è sempre stata una terra estremamente generosa - ha rimarcato il vescovo Nostro -. La storia ci ha consegnato il terremoto di Messina che nel 1908 distrusse le due città dello Stretto. In quell’occasione, ad esempio, la mia città, Palmi, si spese al massimo per soccorrere chi aveva subito gli effetti devastanti del sisma. Solidarietà che ha cementato l’amicizia tra Calabria e Sicilia in una gratitudine che perdura ancora oggi a più di 100 anni di distanza. I calabresi hanno questa capacità non solo di “immischiarsi”, nel senso più nobile del termine, ma anche di “mischiarsi” con altri popoli, con altre culture, portando con sé la bellezza delle proprie radici. In questa capacità di accogliere, di aprirsi verso l’altro, possiamo trovare la forza dell’ottimismo e della dinamicità calabrese».

A dominare il difficile contesto nel quale viviamo, resta ora soprattutto la guerra, che inevitabilmente riempie tutto l’orizzonte con il suo mostruoso carico di sofferenza. E ormai non si contano più gli appelli di Papa Francesco, che in ogni occasione pubblica chiede la fine delle ostilità. Un ruolo, quello della Chiesa, che non è però relegato all’esortazione e all’ammonimento, ma è quello di un interlocutore primario nello scenario geopolitico. «Purtroppo il Pontefice - spiega Nostro - spesso è costretto a interpretare questo ruolo anche in maniera solipsistica, non perché sia isolato nella Chiesa, ma perché è isolato rispetto ad altre realtà istituzionali».

Come dire che la voce di Bergoglio contro la guerra è spesso un grido di dolore che non viene ascoltato: «Bisognerebbe sentire di più il Papa, che interpreta questo suo ruolo di interlocutore adeguato, qualificato e dirompente rispetto alla tendenza, che purtroppo ormai va per la maggiore, di pensare alla guerra come una soluzione».

Nella lettura dei fatti che offre il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, è palpabile anche la funzione “politica” della Chiesa, in un’accezione però ben diversa da quella che spesso è riscontrabile nel senso comune. «La politica non come partitismo o adesione a uno schieramento - continua - ma come servizio alla cittadinanza, alla società. In questo senso la Chiesa ha da dire la sua, perché ha alle spalle un'esperienza plurimillenaria. Nel corso dei secoli è resa conto anche di tanti errori che ha fatto. E la guerra è uno degli errori più gravi, perché non è mai una soluzione. Il conflitto in Ucraina, di fatto, stadistruggendo non solo un'occasione di fraternità ma anche la possibilità di riscoprire quei valori comuni che fanno parte della realtà umana e in quanto tali non sono per forza confessionali, ma attengono alla specie umana in sé».

Infine, sul mancato viaggio in Ucraina del Papa, il vescovo Nostro non ha dubbi: «In questo momento non è soltanto una cosa che non conviene al dialogo, ma potrebbe in qualche modo impedirlo a causa di strumentalizzazioni molto facili che scatterebbero. Ecco perché il Papa, in maniera molto avveduta, si è affidato ai suoi messaggeri, che si sono fatti latori del suo messaggio di pace».

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