La figlia del Cavaliere in un’intervista esclusiva si racconta tra ricordi familiari, amori, la passione per il Milan e l'arte. E poi informa di non voler seguire le orme del padre tra i palazzi di governo: «Non è il mio mondo, preferisco altro»
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Il 12 giugno segna due anni dalla morte di Silvio Berlusconi. Una data che, per Barbara Berlusconi, è memoria e riflessione. In un’intervista esclusiva alla Gazzetta dello Sport, la figlia del Cavaliere apre uno spiraglio sul suo mondo, quello intessuto di ambizioni, responsabilità e un cognome che pesa come un macigno e brilla come un diamante.
«Papà era un uomo che credeva davvero nei sogni», racconta. «Sapeva vedere possibilità dove gli altri vedevano ostacoli. Se oggi continuo a pensare in grande, è perché mi ha insegnato che la determinazione può trasformare qualsiasi limite». Una frase che contiene un intero universo: la filosofia di un padre che ha cambiato la storia d’Italia e la storia di un club, il Milan, di cui Barbara ha condiviso la passione più viscerale.
Il rapporto con il padre è stato un legame profondo e, a tratti, complicato. «Non era facile stargli accanto: il suo mondo era vasto, pieno di sfide e aspettative. Chi gli stava vicino doveva abbracciare la sua visione». Eppure, anche tra le pieghe delle incomprensioni, c’era dolcezza. «Quando feci il piercing alla lingua, papà si arrabbiò. Ma era il suo modo di dire ‘Resta te stessa, ma non dimenticare chi sei’».
Il cognome Berlusconi è stato, a volte, un peso. «Essere osservata e giudicata è inevitabile. Ma più che un fardello, lo vivo come una responsabilità: portarlo con orgoglio, senza smettere mai di ascoltare la mia voce interiore». Una voce che, almeno per ora, la tiene lontana dai palazzi del potere. «Io in politica? No, non mi ci vedo. Sono orientata e proiettata su altro. La politica è un campo in cui non voglio scendere».
Ma se la politica la lascia indifferente, il Milan è un altro discorso. «Quando papà mi disse: ‘Hai il cuore rossonero, ora ci metti anche la testa’, fu come se avesse sempre saputo che un giorno ci saremmo trovati insieme su quel terreno». Vicepresidente e amministratrice delegata dal 2013 al 2017, Barbara ha respirato l’aria di San Siro fin da bambina, accompagnata dal padre sulle tribune gremite. «Il Milan non è solo un club: è un’eredità emotiva, un’identità che non si cancella».
Ed è proprio per custodire questa eredità che Barbara torna a parlare di un progetto a cui tiene come pochi altri: il nuovo stadio. «Oggi non si può più discutere sul se farlo o meno. Si deve fare. San Siro è un simbolo, ma è anche una struttura fatiscente. Io stessa, dieci anni fa, avevo già posto il problema. Allora non erano maturi i tempi, oggi lo sono». Nella sua mente, la visione dello stadio al Portello è ancora vivida. «Non era solo uno stadio, era un progetto di riqualificazione, un segnale di modernità per Milano. Faccio fatica a capire perché il Comune e le istituzioni abbiano frenato così a lungo: non ne avrebbe beneficiato solo il Milan, ma l’intera città».
Barbara Berlusconi oggi è una donna che tiene insieme mille sfumature: madre di cinque figli, membro del cda della Scala e gallerista d’arte. Dopo la morte di Silvio, ha acquistato la villa di Macherio, dilazionando i pagamenti e custodendo con determinazione la storia di famiglia. «Papà diceva sempre che la chiave è durare. E aveva ragione: in tutti i campi, anche per i ristoranti, la vera sfida è durare».
E gli amori? Dopo i tempi rutilanti delle copertine con Pato, dalle foto rubate davanti alle discoteche milanesi e ricomprate a suon di decine di euro. Oggi Barbara ha imparato a vivere il suo privato accanto al compagno Lorenzo Guerrieri in maniera opposta. Discreti, lontani dai riflettori che invece hanno sempre amato raccontare i suoi primi flirt. Un cuore che ha conosciuto passioni e delusioni, ma che oggi è concentrato sui figli e sulla bellezza di un quotidiano che sa di normalità.
«La mia vera forza è la famiglia», dice. Perché Barbara Berlusconi, con la sua dolcezza riservata e la sua determinazione, è soprattutto una madre, una figlia, una donna che sa che la vita non è solo copertine patinate.
Due anni dopo l’addio a Berlusconi senior, Barbara è ancora lì: a difendere una visione, a portare avanti un’eredità, a scegliere con coraggio la propria strada. «Il Milan, la Scala, la mia famiglia: questi sono i miei mondi. La politica? Non è il mio terreno. Preferisco sognare a modo mio, come mi ha insegnato papà».
E se un giorno ci sarà un nuovo stadio, non sarà solo un impianto sportivo. Sarà la realizzazione di un sogno coltivato a lungo, in un silenzio che non è mai stato rinuncia, ma semmai il segno più evidente di chi crede davvero che la determinazione può trasformare ogni limite in una possibilità.