VIDEO | La presidente della sezione bruzia di Angsa racconta i dieci anni di attività dell'associazione, con uno sguardo rivolto al futuro: «Servono strutture per quando non saremo più in grado di prenderci cura dei nostri figli»
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Caterina Spadafora è una forza della natura. Il dolore che si porta dentro s’è fatto resilienza. Le parole dello psichiatra che, diciotto anni fa, diagnosticò una grave forma di autismo a suo figlio Fabio la lasciarono tramortita, come il tiro diretto di un peso massimo che costringe l’avversario all’angolo del ring. Il sostegno offerto da una psicologa le servì ad assorbire il colpo. E a rimanere in piedi.
Dei primi tempi ricorda la forte speranza arrivata inattesa a sostenerla. Una speranza che, d’improvviso, si sciolse come neve al sole quando, tre anni dopo, la vita le tirò un altro colpo basso: Jacopo dopo Fabio. Jacopo come Fabio, anche se il disturbo dello spettro autistico, questa volta, s’intrufolò nella vita di Caterina e della sua famiglia in forma meno grave: «Se fosse toccato prima a lui, forse avrei tardato ad accorgermene».
Fabio è un ragazzo “non verbale”: ha dimenticato le prime parole che aveva imparato e s’è chiuso in un silenzio misterioso, che soltanto l’amore dei familiari riesce e penetrare. Ha frequentato la scuola fino al quarto superiore quando, a causa di altri problemi di salute, ha smesso di andarci. Il trascorrere del tempo non gioca a suo favore e, una dopo l’altra, svaniscono nel nulla le attività che, fino a poco prima, avevano riempito le sue giornate.
L’autismo di Jacopo per fortuna picchia meno duro e lui, anche quest’anno, s’è congedato dai compagni di classe per le vacanze estive. Peccato che per rendere “inclusivo” uno stabilimento balneare non basti abbattere soltanto le barriere architettoniche: una sedia a rotelle non rimane impantanata nella sabbia se c’è una passerella, ma l’accoglienza di una persona con disturbo autistico è un’altra storia. Ancora tutta da scrivere.
Persona e non soggetto, definizione che continua ad essere presente nell’acronimo Angsa coniato nel 1985, quando nacque in Italia l’Associazione nazionale genitori soggetti autistici. Caterina Spadafora presiede la sezione cosentina, che ha appena festeggiato dieci anni di attività e raggruppa una ventina di famiglie.
Importanti e numerosi i traguardi raggiunti: lo sportello informativo rivolto ai genitori che, spaventati, hanno bisogno di un aiuto pratico e di un gesto di vicinanza da parte di chi, nel tornado dell’autismo, c’è finito prima. Il tavolo della disabilità istituito presso il Comune di Cosenza, e quello che presto diventerà operativo a Rende. La sinergia con la Confcommercio e il Rotary Club Presila Est, per l’inserimento lavorativo dei ragazzi autistici presso la Maccaroni Chef Accademy di Cosenza.
C’è un tarlo che assilla la mente e il cuore di ogni genitore, ed è il “Dopo di noi”. A Cosenza mancano strutture in grado di accogliere le persone con autismo, quando non ci saranno più familiari in grado di prendersi cura di loro. È questa la battaglia più importante da combattere. Sperando di vincerla.