VIDEO | Dalla lotta antifascista alla Costituente fino al referendum sul divorzio: la parabola etica e politica di un uomo che camminava con le mani pulite e parlava per chi non aveva voce
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«Alle cinque e mezzo parto per Roma, naturalmente in automobile. Chissà quando si potrà parlare di servizio ferroviario riattivato. Mancavo da Roma da poco più di un anno, quando il fascismo era crollato da circa un mese. Quanta tragedia da allora! Armistizio, collasso dell’esercito, occupazione tedesca. I nove mesi di conquista hitleriana sono stati per Roma, dove si era ammassata una popolazione di circa due milioni di persone, nove mesi di vera passione. E ora finalmente Roma è restituita all’Italia. Per virtù d’armi straniere. Mi metto alla ricerca di molti parenti, amici e compagni, di cui non si hanno notizie da tanto tempo. Scopro che il figliolo del farmacista Bendicenti di Aprigliano, un giovane avvocato, è stato ucciso due giorni prima della liberazione dei tedeschi, e dai tedeschi è stato portato via un altro mio giovane amico, Franco Bugliari, anche egli avvocato. La città per fortuna non ha sofferto danni, dato che i tedeschi l’hanno abbandonata senza resistenza».
È il 17 giugno 1944 quando Fausto Gullo, all’epoca ministro dell’Agricoltura, affida queste riflessioni al suo diario. Il due giugno di due anni dopo, gli italiani si recheranno alle urne per scegliere tra Monarchia e Repubblica, ed eleggere i componenti dell’Assemblea Costituente, incaricata di redigere la nuova Costituzione.
Al referendum istituzionale, 12 milioni e 700mila elettori si esprimono a favore della forma di governo repubblicana, 10 milioni e 700mila rimangono invece fedeli alla corona. Vengono eletti 556 deputati costituenti, tra cui 21 donne. Il sei giugno, il presidente della Corte d’Appello di Potenza Luigi Rocco invia al ministro dell’agricoltura Fausto Gullo la seguente comunicazione: «Si attesta che in data odierna la Signoria Vostra è stata proclamata da questo ufficio deputato all’Assemblea Costituente nella lista numero uno dei Comunisti».
Il 24 aprile 1944, in occasione della prima riunione del Consiglio dei ministri del secondo Governo guidato da Pietro Badoglio, il ministro dell’agricoltura Fausto Gullo aveva annotato sul diario: «Si avvisa subito la necessità di pubblicare un proclama e Badoglio espone quale, secondo lui, debba esserne il contenuto, e parla del popolo italiano il quale, finita la guerra, dovrà eleggere una Camera, che avrà il compito di fissare l’ordinamento istituzionale dello Stato. Chiedo la parola e faccio osservare che nel proclama non si dovrà parlare di una Camera, bensì di Assemblea Costituente potendo l’omissione di tale espressione, di un così netto significato, far pensare legittimamente ad una inspiegabile restrizione della sovranità popolare».
L’Assemblea Costituente s’insedia il 25 giugno 1946 e rimane in carica fino al 31 gennaio 1948. Fausto Gullo interviene in aula settantasei volte. La seduta pomeridiana del 18 aprile 1947 è dedicata alla discussione dell’articolo 30 della Costituzione “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima. La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità».
Questo il contributo che Fausto Gullo diede alla discussione: «I figli illegittimi devono avere lo stesso diritto dei figli legittimi non solo di fronte alla società, ma di fronte al genitore. È strano che mentre egli è obbligato a dare tutto ciò che deve alla figliolanza legittima, consideri l’altra perfettamente estranea alla sfera dei suoi doveri morali e giuridici. Il figlio nato fuori dal matrimonio deve avere verso il genitore tutti i diritti del figlio legittimo, e deve venire su nella vita senza essere dannato, fin dalla nascita, a morte prematura. I suoi poveri piedini nudi muovono verso un destino sempre uguale: la morte fisica o la morte civile: le statistiche della mortalità e della morbilità contano un numero più elevato tra i figli illegittimi. La tubercolosi li miete. Ma, quando sopravvivono, per qualcuno che si salva, quanti degradano nel delitto e finiscono nella estrema abiezione umana!»
Fausto Gullo viene ininterrottamente eletto alla Camera dei deputati dal 1948 al 1972, anno in cui decide di non ricandidarsi, e di lasciare la politica attiva. Nella campagna referendaria del 13 e 14 maggio 1974 - per l’abrogazione della legge 898 del primo dicembre 1970, che aveva introdotto in Italia l’istituto del divorzio - è al fianco di Marco Pannella. La biblioteca di contrada Macchia custodisce la lettera autografa con la quale il leader radicale ringraziò il politico calabrese per il sostegno dato: «Senza l’aiuto di un vecchio comunista come te, probabilmente non avremmo vinto questa battaglia. Tuo Marco».
Fausto Gullo muore il 3 settembre 1974 e riposa tuttora nel cimitero di Spezzano Piccolo. «Vado via con le mani pulite», si era congedato nel suo ultimo comizio.