C’è una Calabria che non si lascia piegare. Che davanti al fuoco, reagisce con il rispetto delle regole. Che alla prepotenza risponde con la forza silenziosa della comunità. Oggi, a Villa San Giovanni, questa Calabria ha preso corpo nell’aula magna della Scuola Papa Giovanni XXIII di Villa San Giovanni, stringendosi attorno all’azienda di Emanuele Ionà colpita da un attentato incendiario nelle scorse settimane. Un evento simbolico ma concreto, promosso dall’associazione La Tazzina della Legalità, per dire insieme che la legalità non è uno slogan, ma una pratica quotidiana, un’alleanza reale tra cittadini, imprenditori e istituzioni.

Presenti tante personalità legate all’antimafia dei fatti, assieme alle forze dell’ordine. Dai capi scorta di Falcone e Borsellino all’imprenditrice antiracket Piera Aiello, dal testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio al presidente della Commissione regionale Antimafia Molinaro.

Emanuele Ionà, che di questa ferita è protagonista involontario, non ha mai chinato il capo. Anzi, ha rilanciato. «Mi ha dato tanta fiducia nella Calabria dei calabresi» ha detto, riferendosi all’ondata di solidarietà ricevuta. Un gesto che, pur nella durezza dell’accaduto, gli ha fatto credere ancora di più in una terra capace di bellezza e giustizia. Ma soprattutto, Ionà ha scelto di non lasciare a piedi nessuno, continuando il lavoro con lo stabilimento di Campo Calabro e avviando da subito la ristrutturazione dello showroom.

«Nulla può fermare la nostra voglia di fare bene», questo il messaggio che risuona dalle sue parole. E la convinzione che «se gli imprenditori non hanno più paura, questa è la vera svolta per la nostra terra».

A dargli manforte, con una vicinanza costruttiva e protesa verso il futuro, Sergio Gaglianese, presidente dell’associazione “La Tazzina della Legalità”, che ha voluto superare la «solidarietà da social delle prime 48 ore» per piantare radici più profonde. «Abbiamo preso qualche giorno in più per essere qui, nel luogo dove tutto è accaduto. Ma non basta esserci: dobbiamo monitorare, vigilare, pretendere azioni concrete». Gaglianese ha puntato il dito contro la lentezza dei ristori e la burocrazia che blocca, anziché sostenere. Per lui infatti «il rischio è che non si incentivi la denuncia, e questo non possiamo più permettercelo. La burocrazia è fatta dagli uomini: dobbiamo assumerci la responsabilità di cambiarla». E porta l’esempio del capoluogo Catanzaro, dove le denunce per estorsione, secondo il prefetto, «si contavano sulle dita di una mano»: «O siamo nel paese della felicità, oppure la gente ha perso fiducia nelle istituzioni».

Parole raccolte e rilanciate anche da Giusy Caminiti, sindaco di Villa San Giovanni, che ha parlato del bisogno di trasformare la città in una vera comunità. «Davanti alla logica dell’intimidazione, della sopraffazione, noi diciamo basta». La Caminiti ha ribadito il valore strategico dell’area industriale che collega Campo Calabro, Villa e Reggio, che definisce «il motore del futuro occupazionale del nostro territorio». Un motore che però ha bisogno di carburante: infrastrutture, investimenti, e soprattutto imprenditori disposti a credere nel territorio. «Vorremmo che la “C” di coraggio non fosse più legata ai lacci della criminalità, ma fosse la “C” di comunità che reagisce».

Una “C” di coraggio che è anche quella del nostro network, che sin da subito ha deciso di sposare le iniziative de “La Tazzina della Legalità” e di stare vicino all’imprenditore Emanuele Ionà, assieme a tutte quelle realtà dell’imprenditoria, della legge e della società civile che non si piegano al giogo della criminalità organizzata. LaC ed ilReggino.it sono stati media partner e co-promotori dell’evento. Un impegno per una informazione libera che è stato riconosciuto dalla stessa associazione, che ha voluto premiare il network con una tazzina della legalità con il marchio LaC, consegnandola nelle mani del vicedirettore de ilReggino.it Elisa Barresi.

E così, da un atto intimidatorio si è generata una risposta di sistema. Dove l’impresa non è lasciata sola, e la legalità non si invoca soltanto, ma si costruisce passo dopo passo, anche tra le difficoltà. La presenza oggi, nel cuore dell’area industriale del Reggino, ha voluto essere un gesto politico, sociale, economico e profondamente umano. Una dichiarazione di esistenza e di resistenza.

Perché il coraggio, in Calabria, non si brucia.