Inizia oggi il nostro viaggio nei capoluoghi di provincia all’insegna della curva discendente di popolazione. In quello che dovrebbe essere il centro nevralgico della regione nascite e decessi si sono invertiti e l’immigrazione non basta
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Calabria mia, addio. La nostra regione perde sempre più abitanti, ma non solo nei borghi. Se però i piccoli centri affrontano la questione di petto, le grandi città tendono a rimandare. Eppure il calo percentuale di cittadini anche nei centri nevralgici calabresi è evidente. A Catanzaro, ad esempio, è sotto gli occhi di tutti. Basti pensare che il capoluogo Regionale, quello che in teoria dovrebbe essere il principale attrattore della Calabria, con tanto di Università Magna Graecia, ha perso negli ultimi vent’anni undicimila abitanti circa.
Al 31 dicembre 2003 Catanzaro contava quasi novantacinquemila abitanti. Al 31 dicembre 2023, invece, ne conta poco più di 84mila. Sono undicimila gli abitanti persi, con un sussulto nel 2013 in cui si è fatto segnare un +2.21% di incremento prima di sprofondare nuovamente e perdere, nei seguenti dieci anni, altri 7mila abitanti. Una catastrofe demografica su tutti i livelli.
Diecimila abitanti in meno e gli stranieri a Catanzaro sono pochi
Anche perché aumenta il numero di decessi e diminuisce quello delle nascite, appena 500 nell’ultima rilevazione Istat a fronte dei quasi 1000 morti. In questo contesto, come in tutti gli altri capoluoghi di provincia calabresi, in qualche modo sono gli stranieri a contenere i danni: la curva è ovviamente costante, ma bloccata ormai a circa 3500 persone circa da diverso tempo.
Molti fra i nuovi abitanti di Catanzaro, provenienti da Paesi diversi dall’Italia, sono giovani compresi fra i 20 e i 34 anni, ma la popolazione straniera è soltanto il 3,6% del totale. Il capoluogo, dunque, rischia di non mantenersi. E bisogna affrontare il problema degli abitanti non solo a Catanzaro, ma in tutti gli altri capoluoghi