Dune di sabbia spazzate dai venti del Mar Jonio. Borghi costruiti nella pietra e abbandonati da secoli. Vegetazione riarsa dal sole. Cespugli di fichi d’india che mostrano i loro frutti spinosi, rossi, gialli, arancioni o verdi. La sabbia scotta già alla prime luci del giorno. Il trasbordo delle attrezzature dal Wreck Van a Raffio richiede tempo. Il vento non si è ancora alzato e così la superficie del mare è piatta.
Si apre con queste parole “Nomade del profondo”, l’ultimo libro dell’esploratore e ricercatore subacqueo Andrea Murdock Alpini che da anni si interessa del patrimonio culturale sommerso della Calabria. Le immersioni sui relitti sono la sua vera passione, raccontarne la storia è il suo lavoro.


Si immerge spesso sulla Motonave Viminale a Palmi, ma anche nello Stretto di Messina. C’è una parte di Calabria che lo ha incuriosito ultimamente: la parte Jonica e Grecanica. È lo stesso ricercatore a raccontarci ciò che l’ha rapito: «La Calabria jonica è una terra incredibile. È aspra, come le pendici delle sue montagne che si gettano a mare. Eppure questo luogo ha un carattere particolare, che ti ammalia. L’area di Spartivento, come dice il nome stesso, divide i venti dei diversi quadranti. Le condizioni meteo marine cambiano repentinamente. Non è detto che si riesca sempre a portare a termine gli obiettivi che ci si è prefissati. Il lavoro di ricerca è quello di togliere dalla rosa dei relitti molte navi che sono affondate assai più distanti rispetto a dove si presumono essere».

Durante la rassegna internazionale di Mare Nord Est, a Trieste, Andrea Murdock Alpini ha raccontato la storia inedita di una nave triestina affondata al largo del faro di Spartivento durante la Seconda Guerra Mondiale.
Lunghe e raffinate ricerche storiche sono state condotte presso archivi in Gran Bretagna, Ungheria e infine a Trieste. Qui Alpini ha studiato la documentazione presente nell’archivio degli eredi della Compagnia armatrice triestina Carlo Martinolich. Questo passaggio è stato fondamentale per arrivare alla verità. Solo successivamente Andrea Murdock Alpini si è immerso sul relitto della nave per filmarlo e darne certa identità.

«Il relitto – spiega – era già stato oggetto, in passato, di alcune immersioni da parte di subacquei esperti ma nessuno si era cimentato nella ricerca storica atta a identificarne con certezza il nome e la provenienza della nave. È solo attraverso lo studio dei documenti di inizio secolo scorso che è stato possibile dipanare la matassa. Le fonti storiche erano contraddittorie, come spesso accade durante il periodo bellico. È stato sfidante trovare la chiave di volta che mi ha permesso la certa identificazione del relitto che, finalmente, ora ha un nome: Carlo Martinolich. Mi sono immerso alla profondità di -105m con Andrea Fattore per fotografare e filmare il relitto. Le immagini sono state fondamentali per l’identificazione della nave.Il sommergibile inglese HMS Parthian il 9 gennaio 1941 ha silurato la nave Carlo Martinolich che proveniva da Sfax (Tunisia) con un carico di fosfato diretto a Porto Marghera (Venezia). La nave viaggiava sotto scorta della marina militare italiana. Quattro sono state le vittime: due marinai civili e due militari che erano a bordo».

Questa identificazione arricchisce notevolmente il patrimonio culturale sommerso delle coste calabresi. Andrea Murdock Alpini è fondatore brand Phy Diving Equipment, Alpini organizza viaggi in luoghi insoliti creando avventure che uniscono l’esplorazione alla subacquea. È stato insignito dall’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee con il prestigioso Tridente d’Oro per la sua attività esplorativa e di ricerca.