Santo Versace incontra gli studenti della Mediterranea per presentare il suo libro, raccontare il suo rapporto con il fratello Gianni, genio internazionale della moda, e illustrare con la moglie Francesca De Stefano i progetti della fondazione

Versace, un cognome che fa storia e un brand che nel mondo richiama il genio che è stato e che resta Gianni Versace, le sue radici pregne di Magnagrecia, la sua capacità di visione e la mirabile sintesi tra tradizione e innovazione con cui ha plasmato la storia della moda nel mondo. È un racconto intimo quello che pulsa nel libro "Fratelli. Una famiglia italiana" scritto da Santo Versace e presentato nell'aula magna Ludovico Quaroni dell'università Mediterranea di Reggio Calabria.

Santo Versace racconta che, «Gianni ha sempre ricordato le sue radici intrise di Magnagrecia. Il simbolo scelto per la maison è la medusa, un chiaro richiamo alla mitologia greca. Noi siamo figli della Magnagrecia, Gianni questo non l'ho mai scordato, l'ha sempre valorizzato al massimo perchè è la nostra cultura. Quando parliamo di Magna Grecia ricordiamoci che significa una Grecia più grande della madre patria. Dobbiamo avere sempre il coraggio di rispettare noi stessi. Questo ci consentirà di fare qualunque cosa. Questo ha consentito a Gianni di potare Reggio e la Magnagrecia nel mondo come nessun altro è stato capace di fare. Questa città - dichiara Santo Versace - dovrebbe intitolare alla sua memoria ciò che ha di più bello».

Con il libro viaggia anche la fondazione Santo Versace alla quale sono interamente devoluti i proventi della vendita.

«Il frutto dell'unione tra me e Santo - racconta la moglie Francesca De Stefano Versace, vicepresidente della fondazione - si è concretizzato nella creazione di questa fondazione. Noi siamo credenti. Un figlio non è arrivato e siamo stati sempre convinti che Dio avesse per noi un altro progetto. La nascita di questa fondazione per noi è come aver avuto un figlio. Ci proponiamo di stare accanto ai più fragili».

In occasione dell’incontro, moderato dal giornalista Giuseppe Smorto, il rettore Giuseppe Zimbalatti ha riferito di un tributo doveroso da parte dell’ateneo e che però richiede particolare perseveranza.

Il libro ha rappresentato un’opportunità per alimentare sogni, visioni e ispirazioni, vitali per i giovani e per la Calabria tutta.

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