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ROMA - Solleva un polverone la nomina dei commissari delle Asp e delle Aziende Ospedaliere da parte della regione. Ben due ministeri, quello dell'Economia e quello della Sanità, hanno chiesto di vederci chiaro sulla sortita della giunta guidata dal presidente facente funzioni Antonella Stasi, ormai in scadenza di mandato.Tanto Padoan che la Lorenzin hanno dato mandato ai sub commissari per l'attuazione del piano di rientro di acquisire nell'immediatezza la delibera. Sbigottiti di essere venuti a conoscenza dagli organi di informazione di una scelta adottata in palese "violazione delle indicazioni fornite dall'Avvocatura dello Stato, dall'organo commissariale e dai ministeri competenti". Insomma, sulla sortita finale del capo dell'esecutivo in carica, rischia di scatenarsi un vero e proprio tsunami.
Il monito del governo. "Ove le nomine annunciate fossero state davvero effettuate dalla Giunta regionale "in prorogatio", i Ministeri avranno cura - è stato scritto in una durissima nota - di assumere ogni iniziativa di attribuire al commissario per l'attuazione del piano di rientro il potere di rimuovere e privare di ogni efficacia gli atti deliberativi, al fine di impedire il prodursi di effetti gravemente pregiudizievoli per gli obiettivi perseguiti dall'Organo commissariale e, più in generale, per la finanza pubblica".
Un richiamo che ha tutto il tono di una bocciatura solenne, di un ammonimento ufficiale. L'infornata di incarichi a fine mandato viene bocciata senza appello dal governo. E ad intervenire è addirittura un ministro dell'Ncd dopo che Pino Gentile aveva espresso la sua contrarietà alla scelta dell'esecutivo.
La replica di palazzo "Alemanni". Non è mancata, tuttavia, la difesa d'ufficio di Antonella Stasi. “La regione in materia di sanità ha potere esclusivo” – ha asserito - richiamandosi comunque al parere espresso dall’Avvocatura generale lo scorso 17 Luglio. In quella circostanza, “ era stato evidenziato che le nomine degli organi di vertice appartengono alla categoria degli atti di alta amministrazione i quali, come tutti gli altri atti di straordinaria amministrazione, possono essere emanati in periodo di prorogatio solamente se urgenti e indifferibili, quindi indispensabili al fine di assicurare il funzionamento dell'istituzione alla cui direzione gli organi di vertice sono preposti”.
Insomma, a giudizio del presidente facente funzioni, “l'Avvocatura ha rilevato la necessità che fosse assicurata la continuità funzionale dell'attività amministrativa. Per questo, l'Avvocatura regionale prima e la Giunta dopo hanno condiviso l'opinione espressa dal Dipartimento Personale sull'opportunità di sostituire i dirigenti generali dei Dipartimenti regionali scaduti nel presente periodo di prorogatio non con nuovi direttori generali, ma con la nomina dei reggenti".
Ripercorso il “tragitto che ha condotto l’esecutivo a questa scelta. "Successivamente la Giunta – ha evidenziato ancora Antonella Stasi - ha dovuto prendere atto di un parere reso dall'Avvocatura dello Stato su richiesta del sub commissario, gen. Pezzi, a mente del quale, in costanza del periodo di prorogatio, la Giunta non avrebbe potuto procedere all'adozione di alcun atto di alta amministrazione e quindi, in particolare, alla nomina dei vertici delle aziende del servizio sanitario regionale, pur essendo i direttori generali scaduti, considerato che le relative funzioni di direzione delle aziende avrebbero potuto essere svolte o dal Direttore sanitario o dal Direttore amministrativo, a seconda di chi fosse il più anziano o avesse ricevuto delega. Su questa tesi l'Avvocatura regionale ha osservato, da un lato, che la legge nazionale impone alle Regioni di provvedere entro un dato termine, 60 giorni, alla sostituzione dei Direttori generali cessati dalla carica, e inoltre, che la legge regionale dispone che i contratti dei Direttori sanitari e amministrativi si risolvono nel momento in cui il Direttore generale che li ha nominati cessa dalla carica. Tra l'altro, ricordando che il parere dell'Avvocatura dello Stato non è vincolante, è opportuno aggiungere che 'in materia di sanità la Regione ha potere esclusivo'.