Sant'Andrea Apostolo sullo Ionio, la Monachella di San Bruno sarà proclamata beata

Papa Francesco ha autorizzato il riconoscimento di un miracolo attribuito all'intercessione della laica Mariantonia Samà. Che offrì a Dio la sua vita fatta di fede e sofferenza

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di Rossella  Galati
12 luglio 2020
09:56

Era una notizia tanto attesa che finalmente è arrivata: Papa Francesco, nel corso di un’udienza con il cardinale Giovanni Angelo Becciu, prefetto della congregazione delle cause dei santi, ha autorizzato il riconoscimento di un miracolo attribuito all’intercessione della venerabile Serva di Dio, Maria Antonia Samà che sarà dunque proclamata beata, la prima in assoluto della diocesi di Catanzaro Squillace.

Una vita in Cristo

La fedele laica calabrese, nota a tutti come Monachella di San Bruno, nata il 2 marzo 1875 a Sant’Andrea Apostolo sullo Ionio e morta il 27 maggio 1953, fu colpita da ragazzina da gravi disturbi non diagnosticati dopo aver bevuto dell’acqua, probabilmente infetta, da un acquitrino. Dopo qualche anno la ragazzina venne accompagnata a Serra San Bruno per essere liberata dalle presunte forze del male ma dopo due anni si ammalò di nuovo rimanendo per 60 anni in posizione supina e con le ginocchia alzate, una condizione che la conduce all’accettazione del corpo malato in unione con Gesù crocifisso.


 

Nel 1915 venne consacrata con voti privati. La sua fu una vita fatta di fede e di sofferenza, caratterizzata da una profonda devozione a Dio che l’umile donna trasformò in aiuto verso il prossimo: in molti si rivolgevano a lei per chiedere consigli, preghiere e conforto.

La Chiesa in festa

Per il vescovo di Catanzaro Squillace mons. Vincenzo Bertolone, che ha accolto con entusiasmo la notizia, «la vita di questa donna è stata contrassegnata dalla piena adesione al mistero della croce di Cristo e della sua resurrezione. Ha partecipato alla missione redentiva di Gesù accettando, con serenità e letizia dalle mani di Dio, la grave sofferenza fisica, vivendola in comunione con il suo “bel Gesù”, come confidenzialmente lo chiamava. Il suo analfabetismo non le impedì di esprimere la capacità carismatica dell’accoglienza, del consiglio e della consolazione a favore delle persone che accorrevano a lei, soprattutto nei terribili anni della seconda guerra mondiale. Dal suo letto di dolore Mariantonia portava tutti al bene, a Dio. Il suo ultimo consiglio fu: “Fa del bene sempre, che riceverai bene”».

Il miracolo

Negli anni tante le testimonianze di guarigione avvenute per sua intercessione fino ad essere proclamata “venerabile” il 18 dicembre 2017. E oggi Papa Francesco autorizza il riconoscimento di un miracolo risalente alla notte tra il 12 e il 13 dicembre 2004 quando una donna, originaria dello stesso paese della Monachella ma residente a Genova, in preda a forti dolori a causa di una grave forma degenerativa di artrosi alle ginocchia, gonartrosi bilaterale con sintomatologia algico-funzionale, inizia a supplicare la venerabile che aveva conosciuto in giovane età.

 

Dopo l’invocazione si addormenta e al mattino seguente, nell’alzarsi, constata che erano spariti i dolori e che poteva riprendere tutte le sue attività. Sulla base della sua fama di santità la diocesi di Catanzaro Squillace avviò nel 2007 l'inchiesta diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione, affidata a Padre Pasquale Pitari e prima ancora dal delegato episcopale don Eduardo Varano.

Riferimento per i fedeli

Ancora oggi l’umile dimora della futura beata, un’abitazione di 12 metri quadrati nel borgo di Sant’Andrea Apostolo sullo Ionio dove la Monachella visse in condizioni di estrema povertà insieme alla madre, dopo essere rimasta orfana di padre, è meta di pellegrini e fedeli.

 

E mentre si attende con gioia la data della beatificazione, è in programma per domenica 19 luglio alle 11 presso la chiesa S. Antonio all’Istituto Salesiano di Soverato, una messa di ringraziamento su iniziativa dell’associazione “Insieme per la Monachella di San Bruno” presieduta da Stefano Galati che sarà celebrata dal cappellano don Franco Cittadino, dal direttore dell’Istituto don Mimmo Madonna e dal salesiano don Luigi Drosi.

Giornalista
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