Emergenza pandemia

Scuola e green pass, il Governo pensa a una stretta sui no-vax: dirigenti divisi

VIDEO | Secondo un’indiscrezione, ai docenti che rifiutano l’inoculazione potrebbe riservarsi lo stesso trattamento previsto per i sanitari: allontanamento, trasferimento ad altra mansione e sospensione. Ed è già polemica (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Alessia Principe
3 agosto 2021
06:32

Il destino di 200mila insegnanti italiani che hanno scelto di non vaccinarsi sarà deciso la prossima settimana quando il Governo, per fronteggiare l’aumento dei contagi dovuto alla temuta variante Delta, prenderà una decisione sulla ripartenza della scuola a settembre con green pass.

Dalle prime indiscrezioni si parla di contromisure piuttosto rigide, per certi versi simili a quelle dei sanitari no vax: lavoro a distanza, trasferimento ad altra mansione, sospensione dello stipendio. Proposte che stanno già incendiando il dibattito tra i due schieramenti che stanno spaccando il Paese: pro vax e no vax.


«Pericoloso precedente»

E i dirigenti scolastici sono già sul chi va là, le proposte ventilate sono viste come un extrema ratio, per alcuni qualcosa che potrebbe creare un pericoloso precedente. «Io ho affrontato il vaccino con molta paura, non lo nascondo, ma poi mi sono fatta coraggio e ho fatto prima e seconda dose». A parlare è Concetta Nicoletti, dirigente dell’Itc “Cosentino” a Rende. «Nessuno può entrare nel merito delle decisioni governative. Come corpo scolastico abbiamo avuto il privilegio di poterci vaccinare anche prima degli altri, io punterei più su una campagna di sensibilizzazione che su un’imposizione così rigida. Arrivare a misure estreme, come l’allontanamento di un insegnante, potrebbe creare, mi scusi il gioco di parole, un precedente senza precedenti e poi, non siamo sceriffi, non sarò io a dire a un insegnante che a scuola non ci può entrare più».

«Dobbiamo affidarci alla scienza»

A un mese e mezzo dalla prima campanella, la prospettiva di affrontare un altro anno scolastico nelle stesse condizioni di quello appena trascorso appare come un incubo. Così lo dipinge Antonio Iaconianni, dirigente del liceo classico “B. Telesio” di Cosenza. «Dobbiamo tutti confidare nella scienza – dice -. Il governo si muove nel solco dei pareri del comitato tecnico scientifico, io non sono uno scienziato, i nostri insegnanti non sono scienziati, questo significa che dobbiamo affidarci a chi ne sa più di noi. Viviamo in comunità, non siamo isole. Con queste varianti in circolazione, quella Delta e altre che potrebbero complicare tutto anche in futuro, ci si deve vaccinare. Basta un solo insegnante non vaccinato a innescare, di nuovo, quarantene e dad, e io un altro anno come quello che abbiamo appena passato non so se riusciremo ad affrontarlo. Parliamo del terzo in pandemia, per i bambini e i ragazzi sarebbe un colpo durissimo. La scuola è presenza e noi abbiamo il dovere di assicurarci che si torni sui banchi di scuola».

«Estremismi? No, grazie»

Un deciso “no” alle proposte che stanno circolando in queste ore, da parte della dirigente del liceo scientifico “Pitagora” di Rende, Alisia Rosa Arturi. «Non condivido questa posizione così drastica. E chi dovrebbe sostituire questi insegnanti sospesi? Supplenti? Se dovesse passare la linea dura a pagarne le conseguenze saremmo noi dirigenti, che siamo già seppelliti di responsabilità. Se un docente non si vuole vaccinare vorrà dire che prenderà precauzioni ulteriori: visiera, ancora maggior distanziamento, contatti ridotti al minimo e sempre in sicurezza, così come abbiamo fatto fino a questo momento».

Giornalista
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