Tampon tax: le mestruazioni tra marketing e tabù

L'Iva sugli assorbenti passa dal 22% al 10%: «Non è una conquista ma solo una gentile concessione, i prodotti per l'igiene femminile non sono un bene di lusso»

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di Carla Monteforte
21 ottobre 2021
13:46

Le associazioni e i movimenti femministi chiedevano da anni che si abbassasse l’Iva sugli assorbenti dal 22 al 4%. Ora la tampon tax è entrata nella manovra di bilancio del governo Draghi ma il taglio sui prodotti per l’igiene femminile sarà del 10% appena.

«Non è una conquista» ci spiega Paola Sammarro, giornalista ed imprenditrice cosentina, direttrice della testata Io Calabria Magazine, che ha da poco creato Io Calabria Cosenza, un luogo dedito alla salute intima femminile oltre lo stereotipo di genere che offre servizi dedicati alla ginecologia, all’ostetricia, alla nutrizione, alla psicologia.


Dopo anni di richieste inascoltate, qualcosa si muove.  Ma si può cantare vittoria?
«Assolutamente no! È una "gentile concessione" che non sa per niente di rispetto verso chi ha le mestruazioni. Gli assorbenti non sono un bene di lusso. Sono un bene di prima necessità e come tale devono essere tassati. Ovvero come prodotti che hanno un’Iva agevolata al 4%. Questa manovra sicuramente aiuta chi non può permettersi di avere un’adeguata igiene intima, ma non considera e soprattutto non tutela la salute di chi le mestruazioni di certo non le ha per scelta».

Ci sono altri esempi di prodotti indirizzati al mercato femminile che hanno un prezzo maggiorato rispetto ai corrispettivi maschili?
«Qui invece non parliamo più di tampon tax (l’imposta sul valore aggiunto applicata su assorbenti, tamponi e coppette mestruali, considerati dal nostro sistema come beni di lusso) ma di pink tax, che non è una vera tassa, ma solo il nome dato per segnalare che i prodotti per donna (identici a quelli per uomo) hanno un prezzo maggiorato. Non perché siano tassati diversamente, ma solo perché colorati e confezionati in maniera diversa».

Qualche esempio?
«Il prezzo dei giocattoli, varia molto a seconda che questi siano destinati a piccoli clienti maschi o femmine: una bicicletta rosa e per bambine, per esempio, costa almeno il 6% in più rispetto a versioni differenti. Crescendo, la fetta femminile di consumatori si accorge che questa differenza esiste anche per prodotti come shampoo e detergenti – in questo caso la differenza di prezzo può essere fino al 40% – o l’abbigliamento, per cui è stato registrato fino a un +10%».

Il marketing considera essere donna un lusso?
«Gioca moltissimo sulla sessualizzazione della donna, che deve essere perfetta in ogni circostanza, quindi è maggiormente soggetta all’acquisto compulsivo di ogni bene che la renda attraente, piacente e in linea con l’ultima moda del momento. Dal beauty all’abbigliamento, all’estetica».

Questa è una battaglia economica o culturale?
«È una battaglia culturale senza dubbio. E poi la pink tax rappresenta il danno oltre la beffa: ricordiamoci sempre che le donne hanno stipendi inferiori a parità di ruolo e competenze… però sono costrette a pagare sempre di più in quanto donne».

Quale sarebbe una soluzione equa?
«Per quello che riguarda la tampon tax rivendicare che le mestruazioni non sono un tabù, un fatto privato, qualcosa di cui parlare a bassa voce. Le donne hanno le mestruazioni, fa parte della loro biologia, funzionano così, perché vergognarsene? È tempo di alzare la voce e pretendere che l’igiene mestruale, sia considerato come un fatto imprescindibile alla salute e al benessere della persona. L’emancipazione femminile passa anche attraverso l’informazione e l’approfondimento, che porta ad una maggiore coscienza sociale ed economica».

E sui pregiudizi e le superstizioni legate alle mestruazioni il prossimo 30 ottobre sarà inaugurata la mostra “Hic est sanguis meus, il sangue delle donne”, dell’omonimo collettivo (oltre 70 artisti provenienti da tutto il mondo) in collaborazione con Gaia (Galleria arte indipendente autogestita), situata nel centro storico di Cosenza.

Il progetto nasce nella primavera del 2014 a Parigi da un’idea di Paola Daniele artista e performer. «Hic Est Sanguis Meus non è solo un manifesto femminista, ma un viaggio nell'universo e nel corpo delle donne, senza tabù. L’intento del collettivo è quello di liberarsi dal condizionamento mentale plurisecolare sulla questione delle mestruazioni. La nostra unione vuole superare l’oscurantismo e si costruisce su un bisogno d’amore e di condivisione. Così, artiste ed artisti, autrici ed autori, di diversi paesi e di diverse discipline, hanno dato vita alla prima mostra collettiva nel 2014 a Parigi,  successivamente sono seguite altre esposizioni a Roma, Berlino, Napoli, Morano Calabro e ancora Parigi. Noi desideriamo fare delle nostre performance, opere, film, poesie, testi, degli oggetti d’emancipazione umana e collettiva».

Protagonista delle azioni di Paola Daniele è il suo stesso sangue: «Ogni mese lo raccolgo e lo utilizzo nelle mie installazioni interrogandomi su questo sangue tabù: le mestruazioni. Le mie performance celebrano la conoscenza, il senso della carne, un corpo liberato dalle forze sociali, che riprende possesso della sua identità».

“Hic est sanguis meus” si potrà visitare fino al 6 gennaio 2022 nell’ambito dell’installazione Corpus 2 a cura di Gaia che comprende la personale della fotografa Raffaella Arena.

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