Un tedesco si è fermato a Pizzo

Mickey Maden e sua moglie, sono una coppia di architetti tedeschi che approdano a Pizzo circa 10 anni fa, si innamorano del Borgo, comprano un palazzo e lo trasformano in un Hotel di lusso. “La Calabria può farcela ma politica e burocrazia sono un disastro” – afferma in una esclusiva intervista rilasciata al nostro direttore
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8 giugno 2017
19:00
L’intervista di Motta a Maden
L’intervista di Motta a Maden

Mosso come sempre dalla curiosità di raccontare storie positive di questa Regione, mi imbatto in una storia che per certi aspetti ha dell’incredibile. Un “Piccolo Grand’Hotelnel centro storico di Pizzo Calabro, uno tra i più bei borghi della Calabria. Questo gioiello architettonico ricavato dall’antica Residenza della famiglia Savelli è un palazzo risalente alla seconda metà del ‘700, e ha una peculiarità, è stato trasformato in una elevata struttura di ricezione turistica da un cittadino della Repubblica Federale Tedesca, anzi per la verità da una coppia, i signori Maden, quotati architetti d’interni. Sono loro, infatti, che hanno riportato all’antico splendore questa storica e signorile residenza pizzitana.

 


La struttura è diventata un Hotel di Lusso e già entrando si percepisce la mano e la creatività dei due coniugi, i quali, comunque, prima di ritirarsi in pensione e approdare in questo “buen ritiro” calabrese, hanno progettato e realizzato hotel di lusso in tutto il mondo. Mickey Maden ci riceve con il garbo degli anglosassoni ma con la determinazione tipica dei tedeschi.

 

Ma come c’è finito un tedesco a Pizzo? Chiedo, piuttosto incuriosito, nella mia intervista televisiva. Maden mi racconta che peregrino fu un viaggio compiuto con la moglie dieci anni prima. “Siamo rimasti colpiti dalla vitalità di Pizzo –racconta- arrivati in pieno inverno nella Piazzetta nota in tutto il mondo per la degustazione del famoso tartufo, impattiamo nella vitalità di Pizzo Calabro, tanta gente, soprattutto nei weekend, tanta ospitalità, a differenza della più nota Tropea che, durante i mesi di bassa stagione, risulta essere completamente deserta”. Insomma amore a prima vista.


Ma quando ha deciso di trasformare un emozione, in un investimento? -incalzo io-, “per la verità non sono stati gli interessi economici che mi hanno portato a investire –prosegue - ma soprattutto la convinzione che Pizzo e dintorni potesse avere un enorme potenziale turistico legato innanzitutto al turismo di qualità e di alto livello, è questo tipo di turismo – ha proseguito Maden- che porta più soldi, il che significa: più occupazione e un futuro migliore per i giovani di questa comunità e del territorio”. Maden, dunque, è la prova vivente delle potenzialità di questa terra, è la dimostrazione pratica che ci sono tutte le condizioni affinché la nostra regione attragga investitori esterni e capitali, tuttavia, proprio l’esperienza di uno che ha scommesso e realizzato come l’architetto Maden, in qualche modo sconfessa la politica e i tanti ciarlatani che per conferenze ci spiegano lo sviluppo turistico senza sapere, il più delle volte, di che parlano. Chiacchiere ripetute fino alla nausea nei salotti della politica e nelle piazze del potere. Chiacchiere che nella gran parte dei casi o sono rimaste tali, o si sono trasformate in truffe e nell’Eldorado di tanti falsi uomini della Provvidenza, ai quali hanno abboccato destra e sinistra in questa Regione. Maden, infatti, ci consegna anche una riflessione sui mali endemici di questa terra e della sua corrotta, immobile e fatiscente burocrazia. La sua è una riflessione neutra, disinteressata alle beghe politiche, parla al comune di Pizzo, della Regione, e delle sue burocrazie, vera palla al piede e vere cancrene per lo sviluppo a queste latitudini.

 

Maden lo fa però, dopo aver spezzato una lancia a favore del Sindaco, Gianluca Callipo, fra pochi giorni alla prova delle urne, “sono a Pizzo da circa 10 anni e devo comunque dire –ci tiene a sottolineare- che negli ultimi anni qualcosa è cambiato rispetto al passato. Bisogna dare atto al Sindaco Callipo di aver messo mano al centro storico e rinnovato tante delle strade del centro –afferma Maden con convinzione-. La sua amarezza emerge però, quando si parla della struttura burocratica del Comune, “tutti i funzionari pubblici dovrebbero lavorare per il bene comune –afferma con la decisione ma anche con l’incredulità del tedesco abituato a misurarsi con l’efficienza- i dirigenti dovrebbero misurarsi con i risultati, anche perché, i dirigenti, vengono pagati con i soldi di tutti”. Quando chiedo all’architetto Maden quali criticità abbia riscontrato nel corso della sua attività a Pizzo e in Calabria, l’architetto tedesco, risponde senza tentennamenti, “molti soldi sono stati investiti per progetti mai iniziati o mai finiti” -afferma- come la vicenda dell’ascensore che dovrebbe collegare il centro storico con la Marina, lavori completati ma mai andato in funzione. Dal Museo, alla passeggiata sul Porto (mai definitivamente completato), dal molo in Marina a tanto altro, si registra un approssimazione e una lentezza che, difficilmente, si riescono a comprendere. A questo si aggiunga l’incapacità della regione Calabria a risolvere problemi come quello della depurazione o dei rifiuti. “Se tutte queste criticità non verranno risolte, è difficile che si possano attrarre altri investimenti” –afferma piuttosto amareggiato-.


Mickey Maden, mi lascia un racconto a tinte chiare e scure. Le tinte chiare, ci consegna una verità, della quale, spesso neanche i calabresi sono pienamente consapevoli: la bellezza e la potenzialità della nostra terra, una bellezza così seduttiva da indurre un tedesco e la sua sposa a fermarsi da noi, piuttosto che, godersi gli agi di una lauta pensione in qualche isola caraibica in giro per il mondo, preferendo approdare a Pizzo, investire, dannarsi, con i mali storici della nostra terra. E qui emergono le tinte scure, quelle che conosciamo bene, la mediocrità di gran parte della classe dirigente, l’inconcludenza della burocrazia pubblica, l’approssimazione nella gestione della cosa pubblica, l’impotenza del potere politico. Nonostante ciò, la storia di questa coppia di tedeschi, bravi e, perché no, un po’ pazzi, mi lasciano di buonumore e penso, tra me e me: massì, forse questa nostra terra ce la farà, preferisco pensare ciò, quando mi congedo dal signor Maden e dalla sua gentile consorte.


Pasquale Motta

 

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