Per la comunità di Pizzo quella di ieri è stata una serata che resterà nella memoria. Tra emozione e raccoglimento, centinaia di fedeli si sono ritrovati per assistere alla benedizione del nuovo campanile e delle campane della parrocchia della Risurrezione di Gesù, chiesa inaugurata appena tre anni fa, nel luglio del 2022. 

A presiedere la celebrazione eucaristica con rito di benedizione è stato il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Attilio Nostro. Un’occasione che il presule ha definito carica di significato simbolico e spirituale: «A Roma dicono che le campane sono i rintocchi degli angeli – ha spiegato il vescovo – ed è la chiamata più bella, più tradizionale, più antica per il popolo di Dio. Una chiesa senza campane è come una chiesa senza voce, come una madre che non riesce a chiamare i suoi figli».

Un’assenza che da oggi è colmata. Le nuove campane, infatti, rappresentano non solo un completamento architettonico, ma anche un segno concreto di comunione e vitalità. «Queste campane – ha aggiunto monsignor Nostro – hanno un valore simbolico molto alto, perché significano la convocazione dei figli in assemblea. E questo è ancora più bello nell’anno del Sinodo, del Giubileo, in un tempo di rinnovamento per tutta la Chiesa».

A Pizzo si è svolta una cerimonia molto sentita dalla comunità: la benedizione del nuovo campanile e delle campane della Parrocchia della Risurrezione di Gesù, inaugurata appena tre anni fa. A presiedere il rito, il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro.

Cinque le campane benedette, su un concerto previsto di otto, nate da un progetto condiviso con la comunità e il sostegno dell’intera cittadina. «È stata un’esperienza bellissima – ha raccontato il parroco, don Domenico Muscari – perché ha coinvolto davvero tutti. Ogni campana ha un nome e un significato preciso: la prima si chiama Maddalena, la donna che per prima annuncia Gesù risorto. Poi c’è Maria, la seconda. La terza è Napizia, dedicata proprio alla nostra città. La quarta si chiama Sacra Famiglia, a tutte le famiglie pizzitane. Infine, la quinta è dedicata a Santa Teresa Benedetta della Croce, martire nei campi di concentramento, segno di resurrezione nella vita donata».

A curare la parte tecnica è stato Raffaele Sancesario: «Abbiamo un concerto in do maggiore, realizzato dalla storica fonderia cremasca Allanconi. Due campane sono in oscillazione, mentre tutte e cinque possono essere suonate a tocco. Essendo in scala, permettono l’esecuzione di melodie diverse, anche a seconda della liturgia».

Al termine della celebrazione, la serata è proseguita in un clima di festa: i numerosi presenti hanno condiviso la cena, ognuno contribuendo con qualcosa portato da casa. Un momento di convivialità che ha rafforzato ancora di più il senso di appartenenza e comunità. Il suono delle campane, da oggi, sarà parte integrante del paesaggio sonoro e spirituale di Pizzo. E risuonerà come invito alla preghiera, alla festa, alla memoria. O, come ha detto il vescovo Nostro, «come una mamma che chiama i suoi figli a casa».