La decisione

«Lei non sa chi sono io, vi faccio licenziare», poi l’aggressione ai carabinieri: condannato il figlio del deputato Antoniozzi (FdI)

Il ragazzo era stato fermato nel centro di Roma insieme ad un amico perché correva a gran velocità. Qui si sarebbe verificata la mini rissa. La famiglia contesta la ricostruzione dei fatti ma il deputato assicura: «Ha pagato con la giustizia, pagherà anche con la famiglia»

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di Massimo Clausi
22 maggio 2024
18:20
Nel riquadro, Alfredo Antoniozzi
Nel riquadro, Alfredo Antoniozzi

Prima le minacce con il classico «lei non sa chi sono io», poi l’aggressione a due carabinieri colpevoli di averlo fermato mentre sfrecciava nel cuore di Roma a bordo del suo potente Range Rover.

Alla fine Tancredi Antoniozzi, 21 anni, figlio del deputato cosentino di FdI Alfredo e un suo amico coetaneo sono stati condannati a otto mesi di reclusione per resistenza e lesioni a due carabinieri.


La vicenda risale al 18 aprile scorso, quando in via Vittorio Emanuele il 21enne è stato fermato dai carabinieri perché guidava «a velocità sostenuta e con manovre pericolose per la pubblica incolumità – scrivono nel verbale i militari secondo quanto riporta Repubblica – in particolare delle persone presenti».

Secondo la ricostruzione del giornale, contestata però sia dal ragazzo sia dai genitori, mentre i due ragazzi mostravano i documenti, Tancredi Antoniozzi avrebbe provato a far pesare la parentela importante: «Domani vi troverete senza lavoro – avrebbe detto il 21enne ai carabinieri – vi faccio licenziare, non sapete chi sono io e a chi sono figlio, sono il figlio di Antoniozzi, il parlamentare, vi faccio fare una brutta fine, conosco il Questore di Roma».

A questo punto non si capisce bene cosa sia accaduto, ma dalle parole si sarebbe passati alle vie di fatto. L’amico che era con lui avrebbe spinto uno dei due carabinieri prendendolo poi a calci una volta che era in terra, Antoniozzi jr avrebbe invece iniziato a spingere anche l’altro militare.

Come detto la famiglia parla di una versione romanzata di come i giornali hanno ricostruito i fatti. Resta però il rammarico per quanto accaduto espresso dal deputato Antoniozzi all’Ansa «Considero che mio figlio ha commesso un gravissimo errore ed è giusto che paghi - ha detto - Ha pagato con la giustizia, pagherà anche con la famiglia».

Giornalista
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