Il clima all’interno dell’istituto raccontato dall’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro. Intanto il prossimo tre luglio il gup potrebbe decidere di dividere il procedimento in due tronconi
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Il prossimo 3 luglio proseguirà l’udienza preliminare a carico della dirigente del Liceo Scientifico Galileo Galilei di Lamezia Terme, di sette docenti, un finanziere e il marito di una delle professoresse imputate. Nel corso della scorsa udienza il gup Arianna Roccia ha già preannunciato, anche in seguito alle eccezioni sollevate da alcuni difensori, che il procedimento potrebbe essere diviso in due tronconi.
Gli imputati, infatti, devono rispondere di reati a vario titolo contestati come accesso abusivo a un sistema informatico, falso ideologico e materiale e maltrattamenti nei confronti di tre docenti.
Le indagini condotte dal commissariato di Lamezia Terme e coordinate, inizialmente, dalla locale Procura sono passate, in seguito, alla Distrettuale di Catanzaro che è competente per il reato di accesso abusivo a un sistema informatico. È stata, infatti, la Distrettuale a firmare la chiusura indagini e la richiesta di rinvio a giudizio. Nel corso della scorsa udienza, però, il gup ha preannunciato che per quanto riguarda i reati di falso ideologico e materiale e maltrattamenti la competenza potrebbe passare al Tribunale di Lamezia Terme.
L’accesso abusivo a un sistema informatico
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, la preside Teresa Antonietta Goffredo si sarebbe abusivamente introdotta nel sistema informatico del registro scolastico elettronico modificando i voti di alcuni studenti già assegnati dai docenti. Un otto poteva diventare un nove o abbassarsi a sette. Questo accesso abusivo viene contestato anche ad alcuni docenti come Maria Rosaria Rocca, docente di Filosofia e Storia che avrebbe modificato un voto in Scienze Naturali (aumentando il voto di un’alunna) e uno in Scienze Motorie e Sportive (dove i 10 erano stati portati a otto o nove per alcuni studenti).
L’accesso abusivo viene contestato anche agli insegnanti Giovambattista Chirillo, Marietta Veltri, Pasqualina Bagnato. In più sarebbe stato eseguito un accesso abusivo nella banca dati del sistema informatico della Cognizione Penale della Procura di Lamezia Terme da parte del maresciallo della Guardia di Finanza Renato Molinaro il quale avrebbe consultato tre procedimenti penali curati dalla magistratura su istigazione dei coniugi Maria Piera Adamo, insegnante del liceo, e del marito Luigi Carlo Isabella, interessati a capire se vi fossero indagini sui fatti del Liceo Scientifico.
«Ha iscritto i suoi figli qua… mo l’aggiusto io»
Nel momento in cui i funzionari di polizia sono andati ad acquisire documentazione originale all’interno del Liceo Scientifico il sospetto di un’inchiesta in corso è divenuto più che reale. Nelle informative gli investigatori scrivono che la Goffredo avrebbe «promesso di vendicarsi anche contro gli inquirenti, ben consapevole che tra gli alunni del liceo da lei diretto, vi sono numerosi figli di appartenenti alle forze dell’ordine».
Così, riferendosi a un sovrintendente che aveva consegnato la richiesta di atti, la dirigente afferma: «… ha iscritto i suoi figli qua… mo l’aggiusto io».
«Preside, bocciamoci i figli a questi qua!»
Un’altra conversazione annotata dagli inquirenti riguarda sempre i figli dei poliziotti. Mentre la dirigente lamenta il comportamento degli agenti insieme agli insegnanti Chirillo e Adamo interviene un collaboratore scolastico che suggerisce: «… preside, bocciamoci i figli a questi qua!». Qualche mese dopo lo stesso operatore scolastico chiede alla dirigente chi siano i poliziotti che hanno fatto richiesta di documentazione per le attività sportive. Viene fuori che tra questi non sono presenti i funzionari che hanno iscritto i figli al liceo scientifico. I due ridono. Secondo l’interpretazione degli inquirenti Goffredo e l’operatore scolastico ridono perché i poliziotti avrebbero capito che «ci saranno ritorsioni nei confronti dei figli».
«Hanno capito! - dice Goffredo - questi è meglio (risate)».
«na fhannu pagareeeee! (ce la fanno pagareeee)», le fa eco tra le risate il collaboratore.