Tutti lo cercano, tutti lo vogliono e lui se la pedala tranquillamente su un risciò in quel di Camigliatello silano. «Ma ti candidi o no?», chiede il cronista Filippo Veltri anche un filino spazientito a Pasquale Tridico. Lui risponde serafico: «Stiamo valutando». Ancora? Cosa ci sarà mai da valutare così a lungo e considerati i tempi ristretti? Mistero.

Intanto sono i giornali nazionali ad offrire chiavi di lettura e retroscena plausibili di questo tentennare del centrosinistra, una indecisione che di fatto ha neutralizzato il tavolo nato con tanto entusiasmo.

Sono due i protagonisti di questa commedia degli equivoci agostana: Giuseppe Conte e Ferdinando Pignataro, segretario regionale di SI.

Partiamo da quest’ultimo, autore dell’audio che lo ha reso celebre in tutta Italia. Pignataro insiste pervicacemente sulla candidatura del sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi. Lo fa ufficialmente per chiedere pari dignità di Avs all’interno della coalizione. Gli ha dato manforte Angelo Bonelli in una intervista al Corsera. «Gli equilibri vanno rispettati – ha detto – noi sosteniamo i candidati degli altri partiti in tutte le altre regioni. Ci aspettiamo dagli alleati reciprocità, Avs è al 7%». Insomma le regioni non possono spartirsele solo Pd e M5s, ci siamo anche noi.

Ma è il Fatto Quotidiano a sganciare, en passant, la “bomba”. Scrive infatti che se Stasi non passa come candidato presidente alla Regione, guarderà alle politiche 2026 dove nella lista Avs ci sarà anche Pignataro. Meglio mandarlo alla Regione, allora, piuttosto che ritrovarselo come avversario insidioso.

Ma i dolori maggiori li vive Giuseppe Conte. L’altra volta ci siamo chiesti perché abbia portato al tavolo il nome di Pasquale Tridico se questi non aveva alcun interesse a candidarsi? Anche qui sono i giornali nazionali ad offrire retroscena interessanti. Conte, scrive in particolare il Foglio, con la candidatura Tridico vorrebbe cogliere due piccioni con una fava. Se la cosa dovesse andare in porto, eliminerebbe un possibile antagonista alla sua leadership all’interno del partito.

Tridico infatti è uno che ha attraversato indenne tutte le tempeste del MoVimento. Era lì quando i grillini andarono al Governo, con Luigi Di Maio che lo propose come possibile ministro del Lavoro. E’ ancora qui, oggi che Di Maio invece non c’è più, come moltissimi dei suoi compagni della prima ora. E’ indubitabile poi la popolarità di Tridico, individuato dalla gente come il papà del reddito di cittadinanza, erogato quando lui era presidente Inps. Meglio mandarlo in Calabria, allora, che stiamo tutti più tranquilli.

Ma Conte ha anche un piano B, che si intreccia con i destini di Pignataro. In caso di rinuncia definitiva di Tridico è pronto a sostenere il candidato di Avs, Flavio Stasi. Questo al di là delle qualità del giovane sindaco, ma per limitare l’egemonia del Pd all’interno della coalizione. Lo stesso Conte al Foglio in tempi non sospetti aveva fatto notare che M5s e Avs insieme arrivano al Pd. La strategia allora è concedere qualcosa ad Avs per smontare l’automatismo del ruolo di candidato premier in pectore di Elly Schlein e puntare così a Palazzo Chigi.

Ricostruzioni plausibili o meno, ma dove la Calabria è solo un’appendice.

Intanto Tridico se la passeggia su un risciò e il popolo calabrese del centrosinistra lo implora come Nanni Moretti, nel suo famoso film, a D’Alema… “Dì qualcosa di sinistra … dì qualcosa anche non di sinistra, di civile… dì qualcosa!”.