Giustizia

Archiviazione o assoluzione? Scatta il diritto all’oblio. Via i nomi dai motori di ricerca

Passa l’emendamento Costa. La legge Cartabia introduce, dall’1 gennaio 2023, il diritto di richiedere la deindicizzazione dal web per coloro che sono stati assolti o archiviati. E i giornali dovranno eseguire

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di Consolato Minniti
2 gennaio 2023
15:00

Assoluzione o archiviazione all’esito di un procedimento penale? Adesso, per legge, c’è il diritto alla cancellazione del proprio nome dai motori di ricerca. È quanto si legge nell’articolo 64-ter della legge Cartabia che concerne il “Diritto all’oblio degli imputati e delle persone sottoposte ad indagini”.

La novità arriva grazie ad un emendamento presentato dal parlamentare Enrico Costa, il quale, su twitter, festeggia: «Dal primo gennaio 2023 sarà vigente la mia proposta sull’oblio per gli assolti: i motori di ricerca dovranno dissociare i nomi degli assolti dalle notizie circolanti in rete sulle inchieste da cui sono risultati innocenti. Basta innocenti marchiati a vita da indagini finite nel nulla». Il tweet reca la data del 31 dicembre scorso.


 Cosa prevede la legge Cartabia

Sul punto, la legge Cartabia non lascia spazio a dubbi: «L'imputato destinatario di una sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere e la persona sottoposta alle indagini destinataria di un provvedimento di archiviazione possono richiedere che sia preclusa l'indicizzazione o che sia disposta la deindicizzazione, sulla rete Internet, dei dati personali riportati nella sentenza o nel provvedimento, ai sensi e nei limiti dell'articolo 17 del regolamento del Parlamento europeo del 27 aprile 2016». Le richieste potranno essere tanto di preclusione alla indicizzazione, quanto di ottenimento della deindicizzazione. La competenza, in tal senso, sarà della cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento e che dovrà apporre e sottoscrivere l’annotazione prevista.

Nulla di particolarmente nuovo a livello europeo, dove il diritto all’oblio è materia già abbastanza sedimentata. In Italia, tuttavia, ancora oggi non vi era una rigida normazione che prevedesse un automatismo tra l’archiviazione, l’assoluzione e il diritto all’oblio. Anche le richieste venivano spesso lasciate alla valutazione delle diverse testate, sulla scorta di quello che era il regolamento del Parlamento europeo.

Adesso, invece, tutto deve effettuarsi secondo rigidi canoni che le testate sono chiamate a rispettare.

Cosa accade adesso?

Dunque, a partire da ieri, coloro i quali sono stati assolti all’esito di un processo penale o che abbiano visto archiviata la propria posizione potranno richiedere alle redazioni dei giornali di espungere il proprio nome da quella determinata vicenda giudiziaria. Essa rimane integra nel proprio dipanarsi, ma dovrà fare a meno del nome di quello che, spesso, ne è anche il protagonista.

Di fatto, l’obiettivo è fare in modo che, digitando il solo nome e cognome sui motori di ricerca, non sia più possibile risalire ad indagini e processi a carico di una persona che ha visto la propria posizione archiviata o che è stata assolta. E i giornali dovranno adeguarsi

Giornalista
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