Bancarotta fraudolenta

Portano al dissesto un’impresa dopo aver accumulato 3 milioni di debiti: due arresti nel Crotonese

Un imprenditore attivo nel settore della lavorazione e commercio del legno a Petilia Policastro, con la complicità di un familiare, avrebbe distratto beni aziendali trasferendoli a nuove società costruite ad hoc (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Redazione
11 maggio 2023
10:41

Due arresti per bancarotta fraudolenta e sequestro società nel Crotonese. In particolare, la Guardia di finanza nelle scorse ore ha dato esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare, emesso dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Crotone, su richiesta della Procura della Repubblica pitagorica, sottoponendo agli arresti domiciliari un imprenditore di Petilia Policastro ed un suo familiare in quanto ritenuti responsabili della bancarotta di una società, operante nella lavorazione e nel commercio del legno, portata al dissesto dopo aver accumulato debiti erariali per complessivi 3 milioni di euro, sottratto risorse finanziarie per circa 400 mila euro e distratto i beni aziendali trasferendoli a due nuove società ad hoc costituite nel 2013 e nel 2017.

Le accuse all'imprenditore crotonese

In esecuzione del provvedimento cautelare sono state, infatti, sequestrate anche le quote societarie ed i beni mobili e immobili delle due New company, anch’esse con sede in Petilia Policastro ed operanti nel medesimo settore commerciale della fallita, in quanto ritenute lo strumento attraverso il quale l’imprenditore ha potuto proseguire indisturbato la propria attività. L’attività ha consentito di rilevare come il professionista, avvalendosi della collaborazione della sorella e della madre, alle quali ha affidato la rappresentanza delle nuove società ma di fatto ha continuato a gestirle in prima persona, nella fase immediatamente antecedente al fallimento ed al fine eludere gli effetti della procedura concorsuale abbia: occultato la documentazione contabile della società fallita; distratto, attraverso la disposizione di bonifici, pagamenti con carta di credito, prelevamenti di denaro contante e cessioni fittizie, la somma di circa quattrocentomila euro dalle casse sociali, nonché beni aziendali per un valore di cica trecentocinquanta mila euro, trasferiti nella società costituita nel 2013.


I debiti accumulati

L’imprenditore avrebbe poi adottato un analogo schema fraudolento anche nella gestione di quest’ultima società, nel frattempo sottoposta a liquidazione giudiziale su istanza dell’autorità giudiziaria inquirente (come previsto dal nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza), la quale dopo aver accumulato ingenti debiti per oltre un milione e duecento mila euro nei confronti dell’Agenzia delle entrate, dell’Inps e dell’Inail, è stata svuotata mediante la cessione di beni aziendali, forza lavoro e dell’avviamento, questa volta a favore dell’ultima società attivata. I beni aziendali sequestrati e la gestione della società ancora attiva sono stati affidati ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Crotone affinché possa garantirne la continuità preservando i diritti di lavoratori dipendenti, clienti e fornitori. Anche l’ulteriore familiare coinvolto è stato deferito, per le medesime ipotesi di reato, all’A.G.

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