Bancarotta fraudolenta, arrestato il nipote di un boss di ‘ndrangheta a Monza
L'operazione delle fiamme gialle ha portato al fermo di altre due persone e al sequestro di beni per 2 milioni di euro
Tre persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza di Monza per frode fiscale, reati tributari, indebita compensazione di crediti fittizi, riciclaggio e bancarotta fraudolenta. Secondo l'accusa, intestavano aziende a prestanome e le lasciavano fallire piene di debiti verso lo Stato. Due arrestati sono ai domiciliari, in carcere è finito un imprenditore e nipote di Cosimo Maiolo, 58 anni, condannato nel 2023 in primo grado a quasi 13 anni dal Tribunale di Milano per una serie di reati connessi all'attività della locale di 'ndrangheta di Pioltello, in provincia di Milano, e sua volta già detenuto.
Durante l'operazione i finanzieri hanno sequestrato beni per più di due milioni di euro che sarebbero i profitti illeciti provenienti dai reati contestati agli indagati. L'inchiesta è partita da una serie di controlli su sette aziende edili, della logistica e delle pulizie, sulle quali nel corso del tempo sono emersi sistematiche violazioni, tra mancati pagamenti di contributi, annotazione di fatture false e distrazioni di capitali aziendali verso conti correnti e carte di credito personali.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Monza, hanno accertato che le ditte coinvolte erano intestate a due prestanome, adesso ai domiciliari, e che venivano aperte e chiuse in poco tempo, perché lasciate sprofondare nei debiti accumulati. Le risorse che derivavano dall'evasione delle imposte e dei contributi previdenziali non versati venivano monetizzate con prelievi quotidiani di contante che veniva consegnato all'amministratore di fatto delle aziende coinvolte che ora è finito in carcere.