L’Asp di Cosenza costretta a sborsare mezzo milione di euro per il gap digitale
L’azienda sanitaria deve acquistare un software esterno per gestire il magazzino di dispositivi e farmaci. Un “lavoro” che dovrebbe fare il sistema informativo regionale che però non è a regime
Mezzo milione di euro in due anni. È quanto ha già deliberato di spendere l’Asp di Cosenza per far fronte a esigenze informatiche che, in teoria, dovrebbero già essere assicurate dal Sistema Informativo Sanitario Regionale (Sisr), che però – dopo 7 anni e due appalti da 35 milioni di euro – ancora non è a regime.
E così, l’Azienda sanitaria della provincia cosentina è costretta a fare da sé, con un esborso di 265mila euro nel 2020 e 232mila euro nel 2021, con l’obiettivo di acquistare attraverso Consip un servizio di “cloud computing”.
Il problema non è da poco. Dal 1° febbraio di quest’anno, infatti, gli ordini di acquisto degli enti del servizio sanitario devono essere trasmessi ai fornitori attraverso un sistema di controllo nazionale che si chiama Nodo di smistamento degli ordini (Nso). Se non ci si adegua, l’ente pubblico non può neppure procedere al pagamento delle fatture, che possono essere evase soltanto per ordini validati e trasmessi attraverso l’Nso. E per fare ciò è necessaria l’elaborazione e l’archiviazione digitale di tutta una serie di dati che servono a convalidare gli ordini telematici.
Ma l’Asp di Cosenza - rileva il commissario straordinario Giuseppe Zuccatelli che ha firmato l’atto – sconta «un’anagrafica caotica dei dispositivi e dei farmaci, con il medesimo prodotto ripetuto più volte, a cui sono agganciati dati discordanti (prezzo, denominazione, codice identificativo di gara…». Insomma, un casino.
Tutte cose che avrebbe già dovuto mettere in ordine il sistema informativo regionale, che però ancora funziona a macchia di leopardo e con molte lacune, nonostante un primo "appalto" da 13,4 milioni di euro nel 2014 e un secondo da 22 milioni di euro nel 2018, affidati a due diversi raggruppamenti temporanei di imprese.
Tra bere e affogare, la dirigenza dell’Asp decide così di mandare giù l’amaro calice di un esborso salato che avrebbe potuto evitare se il Sisr facesse ciò per cui è stato progettato e pagato profumatamente.
«Al fine di garantire la corretta attuazione dell’Ordine elettronico – spiega Zuccatelli nella sua determina - occorre realizzare un percorso di informatizzazione e centralizzazione dell’intero processo di ordinazione di beni e servizi per il quale è opportuno individuare, istallare, evolvere e customizzare un’applicazione che supporti gli operatori coinvolti nella gestione dei pre-ordini e nello svolgimento delle procedure». Parole che potrebbero essere una sintetica, seppur parziale, descrizione del Sisr, che però – come detto e ribadito - ancora non va come dovrebbe andare.
L’unica soluzione, dunque, è ricorrere all’esterno, acquisendo il servizio nell’ambito della rispettiva convezione Consip (la centrale acquisti della Pubblica amministrazione) al prezzo di 497.810 euro (iva esclusa) per due anni. Emblematica anche la durata del servizio, sintomo che pure nel 2021 l’Asp non conta di poter fare affidamento sul sistema informatico unico regionale.
Non è la prima volta che la sanità pubblica cosentina è costretta a mettere mano al portafoglio per sopperire alla mancata rivoluzione digitale, con altri 150mila euro che complessivamente Asp e Ospedale Annunziata hanno dovuto sborsare negli ultimi 12 mesi per continuare ad usare i vecchi software gestionali, altrimenti non avrebbero neppure potuto compilare le buste paga dei dipendenti e procedere con gli adempimenti fiscali. Tutte cose che - è quasi superfluo ricordarlo - il Sisr dovrebbe già garantire da un pezzo.
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