Assolti Miriello e Scardamaglia

Crollano le accuse di estorsione aggravata dalle modalità mafiose formulate dalla Dda di Catanzaro
di Gabriella Passariello
17 marzo 2016
15:09

Crollano le accuse della Dda di Catanzaro per Nicola Cosimo Miriello il capo di gabinetto della Questura di Catanzaro e Claudio Scardamaglia imputati per estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Il gup Assunta Maiore ha bocciato le richieste di condanne formulate dal pm della distrettuale Elio Romano che aveva chiesto per Miriello 4 anni di carcere e per Scardamaglia 6 anni e 4 mesi, entrambi difesi dall'avvocato Francesco Gambardella. Il giudice per le udienze preliminari li ha scagionati "perché il fatto non sussiste". Secondo le ipotesi accusatorie Miriello che nel mese di giugno dell'anno scorso ha ricevuto un avviso a comparire che vale come contestuale informazione di garanzia avrebbe speso il nome di un noto imprenditore di Lamezia Terme, proprio Scardamaglia, finito in manette nella maxi operazione Andromeda contro la famiglia Iannazzo e il clan satellite Cannizzaro – Da Ponte, per ottenere uno sconto privilegiato sull'acquisto di una serie di mobili. I fatti si sarebbero verificati a Lamezia Terme nel 2010. Il capo della Questura, avrebbe chiesto uno sconto superiore del 40 per cento al titolare di un negozio ubicato a Lamezia per l'acquisto di mobili dell'importo di circa 30mila euro. E per non ricevere in cambio un rifiuto e rendere più credibile la sua richiesta avrebbe fatto intervenire direttamente Claudio Scardamaglia. La figura di Scardamaglia è emersa in una particolare vicenda della maxi operazione antimafia Andromeda, relativa alla mancata realizzazione di un centro commerciale della nota catena Lidl a Lamezia Terme, in località Savutano, area sotto il dominio della cosca Iannazzo. In particolare Pietro Iannazzo, 40enne e Claudio Scardamaglia, 43nne, entrambi raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare avrebbero dapprima costretto gli operai della ditta che si stava occupando dei lavori di sbancamento del terreno per la realizzazione del supermercato ad abbandonare i lavori e poi con minaccia aggravata dal metodo mafioso, avrebbero indotto l'imprenditore aggiudicatario dei lavori ad abbandonare l'iniziativa imprenditoriale sul terreno in questione che successivamente sarebbe stato ceduto proprio a Scardamaglia. L'avvocato Gambardella è riuscito a dimostrare che Miriello non ha utilizzato lo strumento della minaccia, ma che si è trattato di un normale rapporto regolamentato a mezzo finanziaria. Adesso bisognerà attendere le motivazioni delle sentenza, che verranno depositate entro 60 giorni, per stabilire se la Procura intende o meno ricorrere in appello.


Gabriella Passariello


 

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