Il capo di gabinetto Miriello opta per l'abbreviato

Ha chiesto e ottenuto il rito alternativo il dirigente della Questura di Catanzaro accusato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Stessa sorte anche per Scardamaglia
di Gabriella Passariello
3 marzo 2016
12:20

Hanno optato per il rito alternativo Nicola Cosimo Mirello il capo di gabinetto della Questura di Catanzaro e Claudio Scardamaglia imputati per estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Saranno giudicati con rito abbreviato dal gup Abigail Mellace che ha rinviato l'udienza al 17 marzo, giorno in cui dopo la discussione del pm Elio Romano e dei legali difensori è previsto il verdetto. Miriello che nel mese di giugno dell'anno scorso ha ricevuto un avviso a comparire che vale come contestuale informazione di garanzia è accusato di aver speso il nome di un noto imprenditore di Lamezia Terme, finito in manette nella maxi operazione Andromeda contro la famiglia Iannazzo e il clan satellite Cannizzaro – Da Ponte, per ottenere uno sconto privilegiato sull'acquisto di una serie di mobili. I fatti si sarebbero verificati a Lamezia Terme nel 2010. Il capo della Questura, avrebbe chiesto uno sconto superiore del 40 per cento al titolare di un negozio ubicato a Lamezia per l'acquisto di mobili dell'importo di circa 30mila euro. E per non ricevere in cambio un rifiuto e rendere più credibile la sua richiesta avrebbe fatto intervenire direttamente Claudio Scardamaglia. La figura di Scardamaglia è emersa in una particolare vicenda della maxi operazione antimafia Andromeda, relativa alla mancata realizzazione di un centro commerciale della nota catena Lidl a Lamezia Terme, in località Savutano, area sotto il dominio della cosca Iannazzo. In particolare Pietro Iannazzo, 40enne e Claudio Scardamaglia, 43nne, entrambi raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare avrebbero dapprima costretto gli operai della ditta che si stava occupando dei lavori di sbancamento del terreno per la realizzazione del supermercato ad abbandonare i lavori e poi con minaccia aggravata dal metodo mafioso, avrebbero indotto l'imprenditore aggiudicatario dei lavori ad abbandonare l'iniziativa imprenditoriale sul terreno in questione che successivamente sarebbe stato ceduto proprio a Scardamaglia. Risale al 25 giugno l'interrogatorio in Procura di Miriello, durato circa due ore. Assistito dal legale Francesco Gambardella, ha risposto alle domande del pm titolare del fascicolo, alla presenza del capo della mobile Antonino De Santis e del funzionario Angelo Paduano, fornendo dal canto suo la prova documentale dei pagamenti effettuati anche tramite finanziaria a favore del titolare del mobilificio. Ha contestato la ricostruzione accusatoria dei fatti su una vicenda contrattuale che, a suo dire, non aveva nulla di illecito.


Gabriella Passariello


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