Autobomba di Limbadi, 7 arresti: ecco chi avrebbe posizionato l'ordigno che uccise Vinci

NOMI-VIDEO | Per saldare un debito di droga con la famiglia Mancuso, avrebbero fabbricato e posizionato l'esplosivo che fece saltare in aria l'auto del giovane il 9 aprile 2018 (ASCOLTA L'AUDIO)

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di G. B.
19 ottobre 2020
10:46
Il luogo dell’esplosione e, nel riquadro, Matteo Vinci
Il luogo dell’esplosione e, nel riquadro, Matteo Vinci

Sono Antonio Criniti, 30 anni, di Soriano Calabro, e Filippo De Marco, 40 anni, pure lui di Soriano Calabro, i due principali nuovi arrestati dell’inchiesta “Demetra 2” dei carabinieri e della Dda di Catanzaro che ha portato a chiudere il cerchio sull'autobomba di Limbadi che uccise Matteo Vinci. Nei loro confronti le accuse di omicidio e tentato omicidio, danneggiamento, porto di esplosivi, tentata estorsione e traffico di sostanze stupefacenti.

 


Sarebbero stati loro, secondo l’accusa, ad avere un debito di droga con la famiglia Mancuso – fra gli arrestati (già in carcere per altro) anche il boss Pantaleone Mancuso – e per sdebitarsi avrebbero fabbricato e materialmente posizionato la micidiale bomba che ha fatto saltare in aria l’auto sulla quale il 9 aprile 2018 viaggiavano Matteo Vinci, deceduto, ed il padre Francesco Vinci che è rimasto gravemente ferito. I reati sono tutti aggravati dalle modalità e dalle finalità mafiose.


Ad Antonio Criniti e Filippo De Marco vengono contestati anche diversi episodi di cessione di stupefacenti e il reato associativo finalizzato al narcotraffico. Oltre a Pantaleone Mancuso ed alla sorella Rosaria Mancuso, nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere anche per Vito Barbara, 30 anni, genero di Rosaria Mancuso. Rosaria Mancuso sarebbe stata la principale mandante del fatto di sangue maturato in un più ampio disegno estorsivo, posto in essere dai Mancuso, finalizzato all’illecita acquisizione di terreni, alla quale si sarebbe opposta la famiglia Vinci. 

 

Arrestato anche Domenico Bertucci, 27 anni, di Spadola. Nell’inchiesta sono coinvolti pure soggetti di Rosarno come il 34enne Giuseppe Consiglio, finito ai domiciliari, e Salvatore Paladino, 60 anni, anche lui di Rosarno. Indagato a piede libero Alessandro Mancuso, 22 anni, di Limbadi. 

Giornalista
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