Autobomba di Limbadi, in quattro restano in carcere. Due tornano in libertà

Il gip non ha convalidato il fermo a carico dei Di Grillo-Mancuso disponendo comunque la detenzione. Regge la contestazione dell’omicidio di Matteo Vinci, i due tentati omicidi del padre Francesco e la detenzione di armi ed esplosivo

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di G. B.
29 giugno 2018
11:51

Quattro in carcere e due in libertà. Questa la decisione del gip del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, in relazione all’inchiesta “Demetra” della Dda di Catanzaro sui Mancuso-Di Grillo ritenuti responsabili dell’autobomba che il 9 aprile scorso ha ucciso a Limbadi Matteo Vinci e gravemente ferito il padre Francesco. Agli arrestati venivano contestati anche reati legati alla detenzione illegale di armi oltre ad un tentato omicidio ai danni del solo Francesco Vinci avvenuto nell’ottobre del 2017. Il fermo non è stato convalidato dal gip - e contestualmente non è stata emessa alcuna misura - nei confronti di: Salvatore Mancuso, 46 anni, di Limbadi, e Rosina Di Grillo, 38 anni, anche lei di Limbadi. Ai due veniva contestata l’accusa di concorso in estorsione aggravata dalle modalità mafiose in relazione ai terreni di proprietà dei Vinci. Restano invece in carcere: Rosaria Mancuso, 63 anni, il marito Domenico Di Grillo, 71 anni, Lucia Di Grillo, 29 anni  (figlia di Rosaria Mancuso) ed il marito Vito Barbara, 28 anni, tutti di Limbadi. Nei loro confronti il fermo non è stato convalidato ed è stata emessa la misura cautelare in carcere per l’omicidio aggravato di Matteo Vinci, il ferimento nella stessa occasione di Francesco Vinci, il tentato omicidio del solo Francesco Vinci (pestato brutalmente nell’ottobre 2017) e la detenzione di diverse armi da fuoco. 

Giornalista
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