Bimbo calabrese morto, il pm: «Negligenza dei medici anche nei tre anni dopo l'intervento»

il gip ha convocato per domani l'incidente probatorio nel quale sarà sentito il collegio di medici nominato per stabilire se ci siano colpe per la morte di Giacomo. Sono 8 i sanitari tra Taormina e Roma indagati dalla procura capitolina (ASCOLTA AUDIO)

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di Francesco Altomonte
14 settembre 2020
16:00

Entra nel vivo l’indagine sulla morte del bambino di Rosarno deceduto nel gennaio 2019 nell’ospedale Bambin Gesù di Roma. Nella giornata di domani, infatti, inizierà l’incidente probatorio nel quale il collegio di medici nominato dal gip dovrà stabilire se ci siano colpe degli 8 medici indagati dalla procura, come certifica la consulenza di parte della famiglia del bambino.

 


Gli otto medici sono indagati per la morte di Giacomo, il bambino di Rosarno deceduto nel presidio ospedaliero romano dopo un calvario durato due anni e mezzo. Una tragedia che, leggendo la convocazione dell’incidente probatorio vergata dal gip romano e nella quale confluiscono i capi di imputazione del pm, sarebbe contrassegnata da errori, negligenze e superficialità che hanno portato alla morte del bimbo calabrese.

 


La procura di Roma ha chiesto e ottenuto l’incidente probatorio: in quella sede saranno messe a confronto la consulenza che era stata disposta dal pm e che non ha riscontrato colpe da parte dei medici che hanno operato e avuto in cura il bambino, e quella del perito dalla famiglia. I genitori di Giacomo e il nonno paterno sostengono che il documento medico redatto dai periti del pm non sia approfondito e, anzi, li ha denunciati per falsa perizia.

 

I problemi per Giacomo erano sorti fin dalla nascita, avvenuta nel settembre 2016 nella sede Taormina del Bambin Gesù. Appena nato, infatti, gli era stato riscontrato un «blocco atrioventricolare completo congenito». Una malattia molto grave che aveva obbligato i medici a sottoporre il neonato a un intervento chirurgico urgente.


Secondo la procura di Roma, però, quell’intervento «per colpa professionale – si legge nelle carte - consistita in imprudenza, negligenza e imperizia e segnatamente nel suturare i due elettrodi sulla parete libera del ventricolo destro in maniera erronea verso il basso, determinavano nel paziente la formazione di due ampie anse intarpericardiche che mobilizzandosi verso l’alto e posteriormente, cagionavano la formazione di un cappio con progressivo strangolamento dell’arteria polmonare».

 


Nei capi di imputazione formulati dalla procura sono fissati i punti più tragici della storia di Giacomo. Una storia che non si fermerebbe solo al presunto errore nell’installazione del device cardiaco. Nei documenti, infatti, alle paure dei genitori del bambino farebbero da contraltare la presunta imperizia dei sanitari.


Nell’aprile 2018, per esempio, quando il cardiologo del Bambin Gesù non avendo previsto «l’esecuzione di una nuova radiografia al torace» e «ritardando gli accertamenti dell’identificazione» del problema avrebbe concorso «concorreva a cagionare la morte» di Giacomo. O nel settembre dello stesso anno, quando il cardiologo «non prescriveva – appunta il gip - una tac cuore d’urgenza» ma ne programmava «l’esecuzione in classe prioritaria “B” così ritardando ulteriormente gli accertamenti». O ancora alla fine del dicembre 2018, quando il bambino torna a Roma per ulteriori controlli: il cardiologo dopo avere eseguito l’ecografia che attestava problemi sempre più gravi «non prescriveva una dismissione protetta del paziente che avrebbe consentito una continuità assistenziale e l’immediato ricovero in caso di ulteriore peggioramento del quadro clinico».

 

Il quadro clinico, con il passare dei mesi, appare sempre più preoccupante e il 12 novembre dello scorso anno, ulteriori accertamenti avrebbero evidenziato «la presenza di una significativa stenosi del tronco dell’arteria polmonare».

 

Nonostante ciò, secondo il gip, il cardiochirurgo avrebbe omesso «di eseguire l’intervento anche nella data preventivata nel 11 dicembre sulla base di una supposta infezione, nonché omettendo di eseguire detto intervento anche quale cardiochirurgo reperibile quando il paziente giungeva dall’ospedale di Polistena il 31 dicembre in condizioni cliniche gravissime – tanto da attivare il trasporto d’urgenza in aereo militare – intervento che eseguiva soltanto il 1 gennaio» intervenendo, scrive ancora il gip «in macroscopico ritardo».


Il bambino di Rosarno muore il 3 gennaio 2019 e adesso il gip, nell’udienza di domani, cercherà dei punti fermi nella ricostruzione dei periti prima della chiusura delle indagini da parte della procura.

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