Cosenza, il direttore del 118 in trincea contro il virus: «Siamo in guerra»

Riccardo Borselli lancia un appello ai cittadini, ai politici, ed ai colleghi per fronteggiare l'emergenza sanitaria da coronavirus: «Stiamo dando il massimo, voi metteteci impegno e abnegazione nel rispetto delle regole»

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di Redazione
14 marzo 2020
17:20

Dalle prime linee del fronte emergenza Covid-19 si moltiplicano gli appelli. L’ultimo, alla calma ed alla consapevolezza, è firmato da Riccardo Borselli, direttore della centrale operativa 118 di Cosenza. Parlando di «un’emergenza epocale senza precedenti», parte da lontano. Dalla nascita della Croce Rossa. E richiama le antiche battaglie, con la consapevolezza che, 160 anni dopo Solferino, il personale medico è chiamato ad una nuova prima linea.

Una nuova battaglia

«Siamo impegnati in una nuova battaglia sanitaria e umanitaria contro un virus subdolo e aggressivo che vede schierati tutti i medici, gli infermieri, gli operatori del 118 a sostenere la popolazione - scrive in una nota -. Come in ogni parte d’Italia, anche noi in queste ore siamo mobilitati a dare il massimo, con umanità, non guardando orari e turni ma rispondendo ad un’opera di servizio che ci appartiene e ci inorgoglisce per le scelte che ognuno di noi ha voluto compiere».


Restate a casa

Da qui, l’appello. «Nella comprensibile paura collettiva che si è impadronita dell’Italia non vi sfuggirà il lavoro massacrante che in queste ore caratterizza i soccorsi di urgenza legati al Coronavirus e alle altre patologie che si affiancano all’emergenza generale. Restate a casa anche per evitare incidenti tali da ostacolare la macchina dell’assistenza che la Sanità pubblica ha messo in piedi. I trasferimenti dei malati e dei potenzialmente infetti sono affidati alla nostra responsabilità, li stiamo affrontando con abnegazione professionale e umana, prodigando tutto il soccorso e il pronto intervento che un enorme territorio come il nostro richiede per questo evento inatteso e non previsto».

«Il rischio più alto»

«In questa emergenza, il rischio è sempre dietro l’angolo.«Non arretreremo di un centimetro - prosegue - nel mettere in sicurezza e nel fornire ogni possibile sostegno a qualsiasi persona di qualunque età, condizione sociale, e colore della pelle egli possa avere. L’emergenza non ci ha trovato impreparati nello spirito, ma solo nelle dotazioni di attrezzature adeguate, numero di personale e mezzi per intervenire. Siamo anche le persone più esposte al contagio. E non lo diciamo per polemica, ma per far riflettere l’intera collettività sull’opera continua che stiamo sostenendo e che richiederà sacrifici per molti giorni ancora».

L’appello alla popolazione

Seguono le raccomandazioni concrete. «Ci sia consentito rivolgere un appello alla popolazione, sulle difficoltà che incontriamo. Sappiate che se un soccorso o un trasferimento registra un piccolo ritardo non è dovuto a nessun lassismo ma soltanto all’immane mole di lavoro che stiamo affrontando in questi giorni, che mai dimenticheremo. Pur nel rispetto delle vostre giuste ansie per i vostri parenti, se vi chiediamo pazienza e considerazione è solo per meglio operare. Le nostre priorità sono caratterizzate dal codice rosso che viene applicato ai soccorsi urgenti. Per i codici di colore diversi i tempi di attesa possono essere più lunghi ma sono dettati da una strategia organizzativa che non si può permettere errori».

La politica si metta in ascolto

Borselli parla anche alla politica. «Uguale appello rivolgiamo ai nostri amministratori pubblici. Non dimentichino l’impegno e l’abnegazione di tutto il personale medico e sanitario di queste ore e dei prossimi giorni. Non cerchiamo ringraziamenti non dovuti, ma solo la consapevolezza del ruolo che ricopriamo, spesso, non considerato e affrontato frettolosamente, con statistiche fredde e aride, dimentiche del valore delle vite umane. Sappiamo che questa battaglia modificherà abitudini e politiche della società. E ci penseremo in futuro, nel dopo epidemia. Oggi, nell’ora più buia, va affrontata l’emergenza con spirito costruttivo e collettivo, in unità, tutti schierati sullo stesso fronte con un unico imperativo categorico: debellare il virus subendo il minor numero di vittime».

 

C'è bisogno del 118

Ma l'ultima parola, va ai colleghi. «Ringraziamo i nostri dirigenti, la politica di ogni colore, la popolazione per il sostegno e la condivisione che siamo sicuri porteranno al nostro impegno quotidiano. Un grazie a tutti i colleghi del 118 in ogni sua articolazione per non aver mai mollato un attimo davanti a nessun ostacolo. E così continueremo a fare senza tregua fino a che il Coronavirus non sarà debellato. Il nostro operato rimarrà nella nostra memoria e nel nostro orgoglio di operatori sanitari. Andrà tutto bene. Ma per andare bene c’è molto bisogno del 118».

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