Controllo sui buoni pasto, Gratteri fa breccia in Emilia. Ma in Calabria no

Solo da Carpi arriva piena e convinta adesione all'idea lanciata dal procuratore capo della Dda di Catanzaro, che hachiesto ai Comuni di mettere a disposizione degli investigatori gli elenchi dei bisognosi che riceveranno gli aiuti approvati dal Governo

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di Alessia Candito
2 aprile 2020
22:00
Nicola Gratteri
Nicola Gratteri

Nemo propheta in patria. Arriva dall’Emilia Romagna, per la precisione dal sindaco Alberto Bellelli di Carpi,  la prima adesione alla proposta lanciata dal procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, di mettere a disposizione delle autorità gli elenchi dei beneficiari dei buoni pasto per evitare illeciti. Quel sostegno ai più bisognosi affidato ai sindaci è una buona mossa, a detta del magistrato, ma bisogna vigilare.

 


Anche in  tempi di pandemia, le mafie non dormono. Nell’Italia paralizzata dal Covid19, non c’è – lo hanno affermato diverse toghe che nel corso degli ultimi giorni hanno lanciato l’allarme al riguardo – alcuna moratoria delle attività illecite, dalle scorribande finanziarie a piccole e grandi illegalità utili a costruire consenso. Anche per questo, ha spiegato il procuratore capo della Dda di Catanzaro, è necessario che «gli elenchi di cosiddetti poveri o di piccoli imprenditori che fino a qualche anno fa non pagavano nemmeno la tassa sulla spazzatura e che erano in odore di mafia, siano consegnati per far dare uno sguardo alla guardia di finanza, alla questura o ai carabinieri». Serve per evitare che un clan o chi per lui elargendo buoni spesa costruisce consenso, come per far sì che amministratori opachi possano approfittare della cosa per costruire o consolidare clientele.

 

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«Se il sindaco è un mafioso e un faccendiere – ha detto Gratteri - i benefici li dà ai soliti noti ed ai clienti elettorali, e gli altri che sono all’opposizione ed hanno votato contro non li avranno». Osservazioni che hanno convinto il sindaco di Carpi, Andrea Bellelli, giovane sindaco di un’amministrazione di centrosinistra che nel suo messaggio quotidiano ha aderito pubblicamente all’appello del procuratore di Catanzaro. «È un potere straordinario quello che viene dato ai sindaci perché non vengono indicati criteri» ma a Carpi c’è una consapevolezza «non si possono utilizzare quelle risorse in maniera soggettiva, ma oggettiva, efficace, per questo ci saranno i moduli di autocertificazione e ognuno verrà consegnato alla Guardia di Finanza per le opportune verifiche perché la tenuta della legalità è fondamentale anche in un momento d’emergenza». E lo dice chiaro il sindaco, questo è a beneficio di tutti. Soprattutto di chi ha davvero bisogno.

 

«Se deroghiamo alla legalità in un momento di emergenza, con persone che stanno vivendo una reale difficoltà, permettiamo che qualcuno se approfitti. La tenuta della legalità nella costruzione di quella platea deve essere un principio anche identitario per noi». E  quelle parole – aggiunge - sono «stimolo per tutti i sindaci». Ma in Calabria, per adesso, a quanto pare no. Al contrario c’è chi ha respinto come «scandalosa» la decisione della commissione prefettizia che amministra Africo di escludere le famiglie di condannati per mafia dai benefici pubblici. Paese che vai, usanza che trovi. 

Giornalista
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