Calabria zona rossa, le reazioni della politica: «Colpo mortale alla nostra regione»

Anche se manca ancora l’ufficialità, sono già molte le dichiarazioni fortemente critiche nei confronti di Palazzo Chigi per il probabile lockdown

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di Redazione
4 novembre 2020
15:35

La zona rossa in Calabria non è stata ancora istituita ufficialmente (si attende la conferma del ministero della Salute), ma le reazioni del mondo politico sono già iniziate e sono tutte critiche verso il provvedimento deciso dal Governo.

Wanda Ferro 

Tra i primi a reagire è stata la deputata di Fratelli d’Italia, Wanda Ferro, che parla del rischio di un «colpo mortale al fragile tessuto economico regionale, che faticosamente ha resistito alla prima fase». «La Calabria, i cui cittadini hanno sempre mostrato senso di responsabilità e rispetto delle regole - prosegue Ferro - viene penalizzata da una lettura parziale dei parametri sanitari. È evidente che la situazione calabrese non è in alcun modo paragonabile, ad esempio, a quella della Lombardia. Il tasso di contagiosità, indicato dall'indice Rt, non può avere lo stesso impatto in territori che hanno numeri di positivi di gran lunga differenti. In Calabria, nonostante l'elevato numero di tamponi effettuati, risultano contagiati meno di un cittadino su 100, e anche il numero dei posti occupati in terapia intensiva, meno di un quarto del totale, è un dato che rende ingiustificata la misura drastica di un nuovo lockdown. Nella stessa regione, poi, ci sono situazioni territoriali molto diverse, con vaste aree quasi per nulla interessate dalla diffusione del virus». Dunque, conclude la parlamentare, «anziché porre riparo ai gravi ritardi accumulati dai commissari governativi che ai vari livelli avrebbero dovuto attrezzare la sanità calabrese per affrontare la nuova ondata di contagi, ad esempio realizzando un centro covid regionale, il governo Conte sceglie la strada del lockdown, disinteressandosi degli effetti disastrosi del blocco delle attività sull'economia regionale e sull'occupazione».


Roberto Occhiuto

Sulla stessa lunghezza d’onda il vice capogruppo vicario di Forza Italia alla Camera dei deputati, Roberto Occhiuto, per il quale «ichiarare la Calabria zona rossa è una decisione inspiegabile e molto grave».
«Il Governo – continua - si sta assumendo una responsabilità politica incredibile, non suffragata, tra l'altro, da evidenze scientifiche. Non neghiamo la situazione complicata, che accomuna l'intero Paese, ma per far fronte all'emergenza occorre aumentare i posti letto in terapia intensiva e potenziare le strutture ospedaliere. La sanità ha dei problemi? I problemi esistono anche in altre regioni del Mezzogiorno, Campania e Puglia su tutte. O dobbiamo pensare che i territori governati dalla sinistra abbiano dal governo nazionale un trattamento di favore?».
E infine: «La Calabria non deve chiudere. I cittadini calabresi, gli imprenditori, i lavoratori, non meritano di subire questo assurdo trattamento. La nostra fragile economia ne uscirebbe devastata, chiuderebbero migliaia di attività produttive e ci sarebbe un'esplosione della disoccupazione. Il tutto a favore della criminalità organizzata che vede nel possibile nuovo lockdown una gallina dalle uova d'oro».

Ernesto Magorno 

Anche da sinistra non mancano le critiche. In particolare, il sindaco di Diamante ed ex segretario regionale del Pd, Ernesto Magorno: «Si palesano ore drammatiche per la Calabria se sarà dichiarata zona rossa. Il primo pensiero è per tutti i cittadini calabresi a cui va un grande abbraccio e un messaggio di speranza: uniti supereremo anche questo momento».
Parole che Magorno integra con un’assunzione di responsabilità: «C'è però da riflettere su quanto si prospetta per la nostra Regione ed è necessario avere il coraggio di fare un mea culpa. Le misure previste a riguardo dal nuovo dpcm, infatti, certificano il fallimento collettivo dell’intera classe politica calabrese, responsabilità dalla quale io ovviamente non mi sottraggo e che ha creato vittime innocenti (Sindaci e appunto cittadini) consolidando un sistema che deve cambiare in fretta per non condannare la nostra terra alla deriva».

Domenico Giannetta

«Sul lockdown il Governo non faccia scelte discrezionali sulla pelle dei calabresi». Lo dichiara il Consigliere regionale di Forza Italia Domenico Giannetta. «Ci aspettavamo lealtà e vicinanza da questo governo che invece sembra pronto a sferrare questo colpo di grazia. Non lo comprendiamo e siamo pronti ad azioni importanti a tutela dell’equità».

 

«Non si capisce come il Ministro della Salute interpreti i parametri per l’assegnazione della zona rossa. Basta leggere i dati per vedere che la Calabria è messa meglio di altre regioni che non sono contemplate tra quelle a rischio chiusura. L’unico dato border line è quello relativo al coefficiente Rt, che comunque non supera in modo significativo la soglia. Parliamoci chiaro - dichiara il consigliere forzista - il nostro sistema sanitario era fortemente critico prima ed è fortemente critico ancora. Nonostante sia di fatto amministrato dal governo con i commissari regionali e nelle Asp. E nonostante anche la gestione del piano dell’emergenza sia stata avocata dai tavoli romani - con decisioni dell’ultimo momento, confuse e contraddittorie - che ci hanno rilegato a una funzione secondaria e agli ospedali la funzione di stazioni appaltanti.  Ma non è questo il punto. Anche se i soliti speculatori stanno approfittando della situazione per puntare il dito e fare scaricabarile. Gli stessi che gridavano allo scandalo per il commissariamento e che chiedevano pieni poteri e che oggi si girano dall’altra parte mentre il ministro della salute, dello stesso colore politico, proroga e rafforza il commissariamento esautorando la Regione».

 

«Il punto è - incalza Giannetta - che non ci sono i presupposti per mandare in tilt il sistema. La Calabria non è una regione come la Lombardia o il Piemonte. È una regione povera. Con piccole attività che rischiano di non sopravvivere. Un sistema che sta attraversando un momento di fragilità anche politico, con la tragica mancanza del presidente eletto dal popolo. Perché dunque infierire, peraltro con un DPCM ai limiti della legittimità costituzionale? Il Governo valuti bene - conclude Giannetta - altrimenti si carichi il peso, anche economico, della scelta e delle responsabilità che ne possono derivare».

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