Cannabis farm

Quintali di marijuana a Pizzo, assolti due imputati: erano stati accusati di aver preso parte alla realizzazione della maxi-piantagione

La Guardia di finanza aveva scoperto 90mila piantine di canapa. La sostanza avrebbe fruttato circa 10 milioni di euro

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di Redazione
14 novembre 2023
18:12

Nell’ambito del processo “Cannabis farm” sono stati assolti con formula piena, gli imputati Domenico Ascone (di Taurianova) e Francesco Papasidero (di Rizziconi). I due erano difesi dagli avvocati Annunziata Modafferi, Michele Ceruso e Filippo Strangi. 

La maxi-piantagione di canapa a Pizzo

Più nel dettaglio - si legge nella nota dei legali- Ascone e Papasidero erano stati accusati  di aver partecipato alla realizzazione di una delle più imponenti piantagioni di canapa del tipo skunk (conosciuta per il suo altissimo principio di Thc drogante) composta da circa 90.000 piante, coltivata a Pizzo in alcune serre dalla enorme estensione. Il ricavato di tale approvvigionamento avrebbe fruttato sul mercato illecito ricavi per oltre 10 milioni di euro. Agli imputati, in concorso con altri soggetti già arrestati e condannati, veniva anche contestato il possesso di sostanza stupefacente già essiccata ed il furto aggravato di energia elettrica per agevolare la irrigazione delle numerose piante. Le indagini della Procura vibonese si basavano sulle risultanze di tabulati telefonici, celle e riconoscimento fotografico degli imputati da parte di più testimoni.


«La difesa – spiegano i legali nel comunicato – ha depositato un corposo faldone contenente tutte le indagini difensive, attraverso le quali venivano minuziosamente demoliti tutti gli esiti della pg, polizia giudiziaria. È stata infatti dimostrata l’estraneità degli imputati evidenziando le criticità tecniche rispetto ai tabulati ed alle celle agganciate. Inoltre – si fa rilevare - sono stati totalmente smentiti gli informatori che avevano addirittura riconosciuto gli imputati attraverso la ricognizione fotografica della Guardia di finanza».

Gli avvocati, al contempo, hanno «dimostrato la non corrispondenza tra i numeri di telefono contestati per essere un uso agli imputati, e l’effettiva località in cui si trovavano le parti rispetto alle celle agganciati da tali numeri». Il gup, al termine della camera di consiglio ha assolto entrambi gli imputati con formula piena.

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