Carceri calabresi, il garante Siviglia: «1000 detenuti vaccinati su 2500»

VIDEO | La pandemia ha aggravato l’isolamento delle persone sottoposte alla privazione della libertà personale. Dopo il focolaio scoppiato nel carcere di Catanzaro, al via la somministrazione del siero negli istituti penitenziari di tutte le province calabresi

 

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di Anna Foti
26 aprile 2021
19:44

«La vaccinazione è in corso, sia per le persone detenute che per il personale impegnato nelle carceri, in tutte le province con qualche ritardo che si sta recuperando nel cosentino». Questo il quadro delineato dal garante regionale delle Persone private della libertà personale, Agostino Siviglia che ha assicurato la somministrazione del siero protettivo in atto in tutti e 12 gli istituti penitenziari calabresi. «Ad oggi, su una popolazione che in Calabria supera le 2500 persone, sono 1000 i detenuti che risultano essere stati già vaccinati», ha spiegato nel dettaglio il garante regionale.

In un certo frangente messa in discussione la loro presenza, a seguito della mobilitazione dei garanti delle persone detenute, le carceri sono tornate a figurare in questa fase del piano vaccinale, producendo una ripresa anche in Calabria, dove il focolaio accertato nel carcere di Catanzaro, con 100 detenuti e una ventina di agenti di polizia penitenziaria contagiati in un’unica sezione e purtroppo due decessi, aveva destato grande preoccupazione. Una situazione, quella della struttura di capoluogo di regione ad oggi rientrata.


L'emergenza nell'emergenza a Catanzaro

«Nelle tre settimane successive all’individuazione del focolaio si è proceduto con l’isolamento delle persone contagiate che per venti giorni sono rimaste nella camera di pernottamento senza poter uscire, neppure per l’ora d’aria, e senza avere contatti, proprio per evitare ulteriori contagi. Un sacrificio che ha prodotto risultati dal momento che ad oggi la negativizzazione è quasi completa. Vi sono solo otto detenuti e quattro agenti di polizia penitenziari ancora positivi.

Grazie all’impegno tempestivo della direttrice Angela Paravati, incrementata anche l’attività di prevenzione con la somministrazione di tamponi e implementato di cinque unità lo staff di infermieri in servizio presso quella sezione dove, è immaginabile, quanto sia stato complicato e complesso gestire l’emergenza. In qualità di garante ho subito sollecitato le vaccinazioni, avviate lo scorso 26 marzo scorso. Dopo una breve interruzione, per via di una decisione del commissario straordinario Figliuolo poi mediata dall’intervento di noi garanti, le vaccinazioni sono riprese regolarmente e adesso sono in corso in tutte carceri calabresi», ha evidenziato ancora il garante regionale.

Situazione sotto controllo

Su una popolazione di 2573 detenuti, in Calabria il contagio ha riguardato circa 120 persone, di cui un centinaio solo a Catanzaro.

«Il virus, che nelle prime ondate non aveva riguardato le carceri nella nostra regione, nel mese di marzo ha fatto registrato un allarme nel carcere catanzarese subito fronteggiato e superato. Qualche contagio c’è stato anche nelle carceri di Vibo, Crotone, Cosenza, Reggio Calabria, Locri ma la situazione è stata prontamente gestita senza particolari criticità. Lo sforzo da parte del Dipartimento amministrazione penitenziaria, dei Garanti e del Servizio sanitario nazionale, al quale afferisce la salute nelle carceri, è stato corale», ha spiegato ancora il garante Agostino Siviglia.

Le conseguenze della pandemia

Nonostante la limitatezza dei contagi, la pandemia ha avuto un impatto molto forte sulla vita dei detenuti.

«L’emergenza Covid ha aggravato la condizione di isolamento dei detenuti. Il mondo carcerario è chiuso e la pandemia, per motivi di sicurezza, lo ha escluso ulteriormente. Si è resa infatti necessaria la sospensione delle attività trattamentali legate alla dimensione ludico-ricreativa, culturale e teatrale. L’accesso ai volontari è stato precluso. Durissima prova anche per la dimensione affettiva con l’impossibilità di incontrare i familiari in presenza. Gli stessi spostamenti per andare a trovare un familiare detenuto non sono, infatti, giustificati per motivi di necessità e urgenza.

Misure molto severe, finalizzate a proteggere l’ambiente carcerario dove la gestione degli spazi non ha margini molto ampi e dove sarebbe molto complicato contenere una eventuale diffusione del virus. Persino le attività scolastiche hanno subito una diversa e non uniforme organizzazione. Non tutti gli istituti penitenziari sono, infatti, dotati di cablaggio tale da potere garantire la didattica a distanza. Al momento possono assicurarla gli istituti di Catanzaro, Crotone, Cosenza, Palmi. Negli altri c’è comunque il massimo impegno dell’area educativa-pedagogica per permettere l’attività tramite, per esempio, l’invio di materiale con posta elettronica e altre soluzioni alternative», ha sottolineato Agostino Siviglia.

In Calabria un sovraffollamento minimo

Se dunque prima della pandemia il miglioramento registrato sul fronte del sovraffollamento nazionale - la popolazione carceraria scesa da 66 mila persone e più di 50mila -  faceva ben sperare per un aumento complessivo degli standard detentivi, oggi negativa è un’altra valutazione.

«Il sovraffollamento in Calabria riguarda solo qualche istituto e con numeri non critici. Per esempio a Crotone su una capienza di 90 persone, ne sono presenti 120. Situazioni nella norma invece a Reggio Calabria, con 160 detenuti come da capienza, ad Arghillà con circa 280 detenuti a fronte di una capienza di 300 persone e a Catanzaro, il carcere più grande e articolato, con circa 560 persone a fronte di una capienza di 600 detenuti. Ad oggi dunque le valutazioni critiche, a livello nazionale, riguardano la qualità della vita detentiva, privata del vitale contatto con i familiari e con l’esterno. Una condizione sulla quale, appena la pandemia lo consentirà, si interverrà subito ma sempre con la cautela necessaria», ha concluso il garante regionale per le persone Detenute, Agostino Siviglia.

 

 

Giornalista
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