Il processo

Caso Bergamini, chiesto rinvio a giudizio per Internò. Il legale della famiglia: «C’è tanta voglia di verità»

VIDEO | Intervista all'avvocato Fabio Anselmo: «Temevo che il magistrato non credesse nel processo, ma che facesse tutto ciò per ragioni di opportunità. Ed invece, posso dire che il dottor Luca Primicerio ci crede eccome, vivaddio se ci crede»

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di Antonio Alizzi
17 settembre 2021
16:18

È durata quasi un’ora e mezza la requisitoria del pubblico ministero di Castrovillari, Luca Primicerio, il quale, davanti al gup Lelio Festa, ha chiesto il rinvio a giudizio di Isabella Internò, accusata di aver ucciso l’ex calciatore del Cosenza, Donato Bergamini, nei pressi di Roseto Capo Spulico, il 18 novembre del 1989, lungo la statale 106 Jonica. Il magistrato in servizio presso la Procura del Pollino, ha ripercorso le tappe investigative, condotte in prima persona dall’ex procuratore capo, Eugenio Facciolla, poi trasferito prima della chiusura delle indagini, al tribunale di Potenza, a seguito dell’accusa di corruzione e falso contestata dalla Procura di Salerno.

Una volta terminata l’udienza preliminare, l’avvocato della famiglia Bergamini, il legale Fabio Anselmo, si è concesso ai giornalisti, rilasciando una dichiarazione che, per certi versi, ha spiazzato i presenti. «Il pubblico ministero è stato formidabile durante la sua discussione. Ha ripercorso tutta la vicenda, ma devo essere franco e sincero - ha esclamato Anselmo - temevo che il magistrato non credesse nel processo, ma che facesse tutto ciò per ragioni di opportunità. Ed invece, posso dire che il dottor Luca Primicerio ci crede eccome, vivaddio se ci crede».


«C’è tanta voglia di verità» ha proseguito il penalista emiliano. «Al giudice abbiamo portato tanti elementi che sono stati tralasciati negli anni. Abbiamo detto anche che da un punto di vista morale capiamo che 30 anni di procedimenti possono costituire sofferenza per la signora Internò, ma lei deve fare mea culpa: chi è causa del suo mal pianga sé stesso» ha aggiunto Anselmo. 

«La signora Internò, che si lamenta del processo mediatico, dimentica che la famiglia Bergamini rinunciò un miliardo di lire quale risarcimento per chiedere e ottenere giustizia e verità» ha detto l’avvocato di parte civile. «Tanti “cold case” sono stati risolti con la glicoforina e alcune considerazioni durante l’incidente probatorio sono state condivise anche dalla dottoressa Liliana Innammorato, quindi per noi sono perfettamente valide».

Quella di oggi è stata verosimilmente la penultima udienza prima della decisione del gup Festa. Infatti, nella prossima udienza, che si terrà il prossimo 20 settembre, toccherà all’avvocato Angelo Pugliese argomentare le tesi difensive, con le quali tenterà di ribaltare il castello accusatorio supportato dalla stessa parte civile. «Qui non stiamo discutendo della colpevolezza o meno della signora Internò» ha precisato l’avvocato Anselmo, «ma la sussistenza o meno degli elementi che dovranno portare a processo l’imputata». 

Infine, l’avvocato Anselmo è ritornato sugli accertamenti svolti poco dopo la morte di Denis Bergamini. «I rilievi fatti il 18 e 19 novembre urlano vendetta: certificano lesioni insussistenti, quelle lesioni che giustificherebbero l’investimento. Non mi spiego il perché di questo. Da lì è partita la via crucis della famiglia Bergamini. Le menzogne della Internò sono fondamentali» ha sottolineato. «Ha parlato del tuffo che avverrebbe vicino a lei, del fatto di aver preso la macchina per raggiungere il corpo a 60 metri e di un trascinamento che non è esistito. Lo schiacciamento del torace non c’è. Il consulente della difesa, tra l’altro, ha riconosciuto che è stato sormontato mentre era steso fermo a terra. Quindi, di cosa stiamo parlando? Chiediamolo alla Internò, se ce lo spiega forse ci convinceremo che è innocente».

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