’Ndrangheta

Caso Kuciak, torna libero l’imprenditore calabrese Antonino Vadalà

Era in cella da quattro anni per traffico di droga, ritornerà a Bova nel Reggino. Fu scagionato per l'omicidio del reporter trovato ucciso nel febbraio del 2018 con la sua fidanzata Martina Kusnirova 

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di Redazione
19 febbraio 2022
20:13
Antonino Vadalà. Nel riquadro Jan Kuciak e la sua fidanzata Martina Kusnirova
Antonino Vadalà. Nel riquadro Jan Kuciak e la sua fidanzata Martina Kusnirova

Torna libero Antonino Vadalà, l'imprenditore calabrese di 46 anni noto anche con il soprannome di 'compare Nino'. In cella da quattro anni, ha lasciato ieri sera il carcere 'Lorusso e Cutugno' di Torino, dove era recluso, per effetto di una sentenza della Cassazione. La Corte Suprema ha accolto la richiesta dei suoi difensori, gli avvocati Carlo Morace e Pietro Bertone, e ha annullato con rinvio la condanna a sette anni e un mese per traffico di droga emessa nel dicembre 2020 dalla Corte d'appello di Venezia.

Agli agenti penitenziari ha fatto sapere che sarebbe tornato a Bova, suo paese d'origine in provincia di Reggio Calabria dove, secondo la direzione distrettuale antimafia, ha mosso i primi passi nella criminalità organizzata poco più che ventenne. Vadalà era stato arrestato nel marzo 2018 con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio e autoriciclaggio. Secondo l'accusa aveva creato, insieme ad altri componenti di una banda di matrice 'ndranghetista, dei canali commerciali leciti da utilizzare per l'importazione di droga dal Sudamerica. E avrebbe gestito singole operazioni di importazione, finanziando l'acquisto di stupefacente grazie a sue società.


Per lui le manette erano scattate in Slovacchia, dove poche settimane prima era stato fermato, e poi rilasciato, per l'omicidio di Jan Kuciak, il reporter trovato ucciso con la sua fidanzata Martina Kusnirova nella loro casa di Velka Maca, circa 65 chilometri a est della capitale Bratislava. Nei reportage del giovane giornalista sugli affari della criminalità organizzata italiana in Slovacchia, che provocarono un vero e proprio terremoto nel governo, sino alle dimissioni dell'allora premier Fico, compariva anche Vadalà.

E proprio i suoi presunti rapporti con la 'ndrangheta, da una parte, e dall'altra con alcuni esponenti del governo rivelati dalle inchieste di Kuciak, che lavorava per il sito web Aktuality.sk, portarono alle prime dimissioni nell'entourage del primo ministro. Un vero e proprio scandalo dal quale Vadalà e gli altri arrestati, tra cui il fratello Bruno e il cugino Pietro Catroppa, sono usciti puliti dopo un paio di giorni per l'assenza di prove per incriminarli formalmente per il duplice delitto. Pochi giorni dopo l'arresto per droga, l'estradizione e il trasferimento prima nel carcere di Rebibbia e poi in quello di Torino, da dove è stato liberato venerdì sera. In attesa di un nuovo processo e di una nuova sentenza.

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