La decisione

Caso Miramare, le motivazioni dell’assoluzione di Falcomatà: l’abuso d’ufficio non poteva compiersi, mancava la convenzione

La Cassazione spiega la sentenza con cui ha assolto il sindaco e gli ex assessori. Decisiva la scelta della dirigente Spanò di non dar seguito alla delibera che prevedeva l’affidamento diretto

 

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di Elisa Barresi
10 febbraio 2024
12:48
Giuseppe Falcomatà
Giuseppe Falcomatà

I giudici della Cassazione hanno assolto il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà e gli altri dieci imputati nel processo Miramare perché, per tutti, sarebbe configurabile «un’ipotesi di desistenza volontaria» dalla condotta illecita, cioè un abuso d’ufficio nell’assegnazione della struttura a un’associazione vicina al primo cittadino. Per uscire dai tecnicismi, l’azione finita nel mirino degli inquirenti è rimasta incompiuta. Per questo motivo la sentenza emessa nel 2022 dalla Corte d’Appello reggina, che aveva inflitto a Falcomatà un anno di carcere (con pena sospesa) per abuso d’ufficio, è stata annullata dalla Suprema Corte, in accoglimento del ricorso formulato dagli avvocati Marco Panella e Giandomenico Caiazza. Le motivazioni vergate dai giudici entrano nel dettaglio della decisione. 

I giudici di Cassazione: «Alla delibera non fu data esecuzione»

«È stato prospettato - si legge in sentenza - che alla delibera non fu data esecuzione, in quanto la dirigente Spano, che avrebbe dovuto curare la stipula della convenzione attuativa, da cui sarebbe derivata la consumazione del reato, dispose, alla fine di agosto 2015, dopo un'informale confronto con l'associazione, che non si procedesse più alla predisposizione della convenzione, ma si passasse subito alla fase connotata da evidenza pubblica, che avrebbe in effetti avuto corso fino alla scelta di un soggetto diverso dall'associazione "Il sottoscala". È stato dunque dedotto che sarebbe configurabile un'ipotesi di desistenza volontaria».


È questo il rilievo difensivo che la Corte di Cassazione ha ritenuto fondato e che ha portato alla sentenza con cui i giudici, il 25 ottobre 2023, hanno annullato senza rinvio la condanna nei confronti del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà e dei componenti dell'ex giunta comunale. Con lui, oltre all’imprenditore Zagarella, erano imputati anche l’ex segretario generale del Comune, Giovanna Acquaviva, l’ex dirigente Maria Luisa Spanò, l’assessore in carica ai Lavori Pubblici, Giovanni Muraca, e gli ex assessori Saverio Anghelone, Armando Neri, Patrizia Nardi, Giuseppe Marino, Antonino Zimbalatti e Agata Quattrone. Furono condannati per abuso d’ufficio e assolti dal reato di falso, in primo grado. In Appello, i giudici avevano deciso per 6 mesi di reclusione nei confronti dei componenti dell’ex giunta comunale.

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Un caso che ha sollevato un polverone, considerando i risvolti politici ed amministrativi, che l’intera città ha vissuto, soprattutto, dopo l’8 novembre 2022 quando, la Corte d’Appello di Reggio Calabria aveva confermato la condanna, emessa il 19 novembre 2021 in primo grado, per il sindaco di Reggio Calabria a 1 anno di reclusione, prorogando la sospensione in forza della Legge Severino.

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