«Uniti ce la faremo? Allora Conte venga con noi a pagare le bollette»

VIDEO | Il sogno infranto di uno chef vibonese che ha investito nella sua Pizzo e ora si ritrova con il ristorante chiuso a causa dell’emergenza sanitaria. «Il contributo di 600 euro è una miseria per chi ha una partita iva»

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di Cristina Iannuzzi
30 marzo 2020
17:49

«Molte attività non apriranno più se tutto questo va avanti, noi praticamente siamo in ginocchio…». È un’apocalisse silenziosa: il Covid 19 che paralizza l'economia.

I tavoli addobbati da cristalli e argenteria lucenti danno il benvenuto in un luogo la cui stasi è quasi spettrale. Il Me Restaurant - presente sulla guida Michelin - appare così: tutto è ordinato e pulito, ma tutto è fermo: il cuore, ovvero la cucina, il respiro, le sale.


Giuseppe Romano ne è lo chef. Ha investito in Calabria, a Pizzo, e la sua voce diventa quella di centinaia, migliaia, di piccoli e grandi ristoratori al tempo del coronavirus.

 

«Noi come attività ristorative abbiamo un grande punto interrogativo - dice -. Ci sarà la riapertura tra dieci giorni, tra quindici giorni? E i banchetti che avevamo già in conto, da metà aprile a metà giugno? E poi… la gente con quale spirito…».


Ecco l'ultima bolletta per l'energia elettrica. Una bella cifra: prima o poi va pagata. Ecco il caminetto spento. Il patio deserto. La piscina chiusa e vuota. Per quanto tempo ancora? Domande su domande. Per lo chef Romano e per i suoi colleghi: «Conte dice “Uniti ce la faremo”, ma dobbiamo essere uniti anche quando andiamo a pagare il fitto, a pagare l’Enel… lì dobbiamo essere uniti. Se lui non può raggiungerci, lo raggiungiamo noi. Ci dica dove… prendiamo degli accordi. Perché se ogni tanto alle partite Iva rilascia 600 euro sono una miseria...».

 

Una miseria, già… lo è per le piccole attività, figurarsi per le grandi aziende, chiamate ad affrontare costi gravosi a fronte di un elevatissimo fatturato.
«Dobbiamo avere la liquidità per sostenere le nostre attività - continua lo chef - così come noi, nei momenti di difficoltà, pagando regolarmente le tasse e mantenendo le nostre aziende “pulite” abbiamo sempre aiutato lo Stato. E poi c’è un altro problema, ovvero i nostri dipendenti. Qui esistono persone che vivono con 50 euro al giorno, vivono loro e le loro famiglie. Queste persone, con le nostre aziende in ginocchio, che fine faranno?». C'è chi è andato in cassa integrazione, i dipendenti stagionali resteranno a casa.

 

Seicento euro, appena seicento euro, nei fatti è questo quanto spetterà a queste attività. A cosa serviranno? Per quanto basteranno? Per cosa? «Che faccio? Pago il fitto di casa? Faccio mangiare i figli? Sostengo le utenze di casa? O pago l’attività?».
Domande su domande che accompagnano l'attesa che presto l'ora più buia possa passare…

Giornalista
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