Reggio ricorda gli 812 morti del piroscafo Verona, uccisi da un bombardamento tedesco

Cento anni fa la tragedia tra Pellaro e Calamizzi. Oltre duemila furono salvati dai pescatori reggini. Tra questi perse la vita Matteo Gatto che strappò dal mare 30 soldati
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di Angela  Panzera
11 maggio 2018
17:38

Reggio Calabria ricorda i morti del piroscafo “Verona”. Si è svolta oggi la cerimonia di commemorazione del bombardamento, avvenuto per mano tedesca, in cui persero la vita- nel tratto di mare compreso tra “Calamizzi” e “Pellaro”- 812 uomini. Sono passati cento anni e l’amministrazione comunale ha voluto ricordare il tragico evento. Sul grande piroscafo erano imbarcati tre mila soldati italiani diretti in Libia. Di questi ne morirono 812. Gli altri furono salvati, non solo dalle navi di scorta del convoglio militare ma, anche dalle imbarcazioni di reggini, soprattutto pescatori, che, accortisi dell’attacco, si lanciarono eroicamente in mare per soccorrere quante più persone possibili. Oltre 60 piccoli battelli parteciparono all'operazione di salvataggio in condizioni di estremo pericolo data la presenza della nave fuori controllo e alla deriva. Le cronache raccontano che uno dei soccorritori, il settantenne Matteo Gatto, morì in mare risucchiato dal gorgo della nave in affondamento dopo aver portato a riva 30 uomini insieme a suo figlio Antonino e al sedicenne Giuseppe Tripepi, figlio del celebre deputato reggino Demetrio Tripepi.

 


Letteralmente la gente di mare di Reggio Calabria dimostrò in quell'occasione di essere composta da “pescatori di uomini”. Per commemorare i defunti che perirono e per ricordare gli eroici pescatori che parteciparono al salvataggio dei naufraghi, il comune di Reggio Calabria e la Lega Navale Italiana, in collaborazione con la parrocchia del Sacro Cuore e il Centro Internazionale Scrittori hanno organizzato una cerimonia commemorativa che si è svolta sul Lungomare Falcomatà, nell'area del Tempietto, alla foce del torrente “Calamizzi”. La commemorazione ha registrato la presenza  delle massime autorità pubbliche, religiose, militari, di molti studenti, e del nipote di Matteo Gatto, suo omonimo il quale ha dichiarato alla nostra testata “che oggi finalmente a cento anni di distanza si ricorda il gesto eroico di mio nonno.

Questa storia- ha dichiarato Matteo Gatto (che porta il nome del nonno in suo onore) mi è stata raccontata da mio padre, presente anche lui quel giorno. Mi raccontò di quella enorme tragedia. Mio nonno quel giorno salvò trenta uomini. Nonostante gli altri pescatori gli dissero di fermarsi lui continuò nei soccorsi tanto che perse le vita ormai stremato dalla fatica”.

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