Il Tribunale di Vibo Valentia si è pronunciato sulla richiesta del Ministero dell’Interno dopo lo scioglimento degli organi elettivi dell’ente per infiltrazioni mafiose. L’ex primo cittadino Giuseppe Barilaro: «Finalmente un giudice sovrano si è pronunciato»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Rigettata dal Tribunale di Vibo Valentia la richiesta di incandidabilità avanzata dal Ministero dell’Interno nei confronti dell’ex sindaco di Acquaro, Giuseppe Barilaro, 46 anni, mentre è stata accolta per l’ex assessore comunale Michele Rosano. La richiesta del Ministero dell’Interno faceva seguito allo scioglimento degli organi elettivi del Comune di Acquaro per infiltrazioni mafiose (l’ente è tuttora commissariato) avvenuto in data 18 settembre 2023. Michele Rosano, 65 anni, è stato dichiarato dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia (sezione civile, presidente Germana Radice, giudici Ida Cuffaro e Giulia Orefice) incandidabile per le prossime elezioni per la Camera dei deputati, per il Senato della Repubblica e per il Parlamento europeo nonche' per le elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, in relazione ai due turni elettorali successivi al decreto del Presidente della Repubblica dissolutivo del Consiglio comunale di Acquaro.
La posizione dell’ex sindaco Barilaro
Per quanto attiene alla posizione dell’allora sindaco di Acquaro, Giuseppe Barilaro, il Tribunale ricorda che “la contestazione - fondata sull’assunto del mancato adempimento dei suoi doveri d’ufficio, di impulso, direzione e controllo dell'attività del Comune rappresentato - non ha trovato riscontro nella documentazione allegata, con la conseguenza che non vi sono i presupposti per pronunciare la incandidabilità nei suoi confronti”. Per i giudici nel caso di specie non si evince un chiaro collegamento tra l'operato dell’ex sindaco Barillaro e l'azione delle consorterie criminose, né un asservimento del medesimo alle volontà e agli interessi delle cosche locali, né, nello specifico, è stata evidenziata una frequentazione con esponenti di spicco delle consorterie locali. In altri termini, gli addebiti mossi, avuto riguardo a vari settori, risultano sì riconducibili all’amministrazione comunale ma appaiono, lungi dall’essere specifici e circostanziati rispetto alla figura del sindaco, oltremodo generici ed evanescenti. È evidente – spiega il Tribunale - che vi siano state numerose omissioni ed irregolarità nella gestione dell’amministrazione comunale negli affidamenti degli appalti pubblici, nella riscossione dei tributi e, tuttavia, l'incandidabilità, come detto, non è automatica per effetto della posizione ricoperta”. Non risulta inoltre che l’ex sindaco abbia con la sua condotta determinato affidamenti ad imprese controindicate, permettendo alle associazioni criminali di esercitare così la loro influenza e imporsi negli affidamenti.
Michele Rosano incandidabile
Discorso diverso per l’ex assessore comunale Michele Rosano, ritenuto dal Tribunale di Vibo “autore di una serie di condotte che si reputano non solo contrarie ai principi di buon andamento e imparzialità dell’agire amministrativo, ma rappresentano espressione di condizionamento e permeabilità agli interessi della criminalità organizzata”. Pesa infatti la circostanza che Michele Rosano, da assessore, “non ha desistito dal partecipare a situazioni di gioviale convivialità in compagnia di Angelo Maiolo, pluripregiudicato e inserito nell’organigramma della criminalità organizzata operante nel territorio”, da ultimo coinvolto ed arrestato anche nell’operazione antimafia denominata Habanero. Il Tribunale ricorda che Michele Rosano non era all’epoca “un quisque de populo ma un assessore comunale e con il suo comportamento ha attestato pubblicamente una situazione di vicinanza delle istituzioni locali, così concorrendo ad ingenerare un’immagine del Comune condizionato dalla criminalità, con conseguente perdita di credibilità delle stesse istituzioni, oltre che della singola figura interessata. Oltretutto, Michele Rosano – rimarca il Tribunale di Vibo – in sede di audizione ha rilasciato dichiarazioni mendaci riferendo di non conoscere Angelo Maiolo - seppure dalla documentazione fotografica risulta una diretta conoscenza - né i suoi stretti familiari che, al contrario, da informazioni della forze di polizia territoriale, risulta abitualmente frequentare (Sorleto Pasqualino e Mazza Angelo)”.
I giudici sottolineano poi che la maggior parte delle irregolarità riscontrate, e sintomo di infiltrazione criminale da porsi in rapporto di causalità con lo scioglimento del consiglio comunale, si sono registrate proprio nel settore degli affidamenti diretti realizzati dall’assessore Rosano. La relazione prefettizia ha infatti evidenziato che numerosi affidamenti diretti dei lavori, realizzati dal Rosano, sarebbero stati condizionati proprio dalle frequentazioni evidenziate, rinvenendosi numerose commesse a favore di Pasqualino Sorleto ovvero a favore di vari soggetti non iscritti nella c.d. White List tenuta dalla Prefettura”. La valutazione complessiva degli elementi costituisce nel caso di specie “prova di gravi comportamenti che attestano pubblicamente una situazione di vicinanza del Rosano alla criminalità, così concorrendo ad ingenerare una immagine del Comune da questa condizionato”. Si evidenziano poi “irregolarità nella gestione di diverse pratiche edilizie a favore di soggetti vicini alla consorteria criminale senza che risulti alcun esercizio dei poteri di controllo né eventualmente di quelli inibitori previsti dalla legge. Emblematico in tal senso è la vicenda relativa la ristrutturazione dell’immobile di Silipo Francesca, moglie di Maiolo Angelo”.
Da qui la pronuncia di incandidabilità nei confronti di Michele Rosano per due tornate elettorali successive allo scioglimento. Giuseppe Barilaro era difeso dagli avvocati Antonio Barilaro e Francesco Izzo, mentre Michele Rosano era assistito dall’avvocato Pasquale Daniele Naccari.
Il commento dell’ex sindaco
All’esito della pronuncia per lui favorevole da parte del Tribunale di Vibo Valentia, l’ex sindaco Giuseppe Barilaro ha dichiarato: «Da quel dannato 5 Dicembre 2022 sono rimasto in silenzio, composto, come sempre ho fatto in momenti particolari della mia vita nelle istituzioni. Sul mio profilo Facebook a Natale 2022 scrissi, lo scrissi anche al Sig. Prefetto in una memoria, “chi sceglie di far parte delle amministrazioni dello Stato deve necessariamente accettarne le regole”. Un uomo vale quanto la sua parola. Mantenerla a volte è difficile, complicato, può costare un prezzo caro, ma vuol dire essere coerenti e seri. Io l’ho fatto. Ho accettato, prescindendo dalla condivisione, le decisioni dello Stato non ricorrendo contro il decreto di scioglimento del mio Consiglio comunale. Alla decisione del Ministero dell’Interno di proporre l’incandidabilità, anche del sottoscritto, una misura di carattere personale, mi sono opposto con determinazione per far valere le ragioni della verità. Ed oggi, finalmente, un “giudice sovrano” si è pronunciato: Giuseppe Barilaro è legittimamente candidabile. E intanto gli eventi voluti dagli uomini ti segnano, ti frenano, ti indeboliscono, scelgono per te la rotta, sfidano il destino imponendogli tappe diverse da quelle pianificate. A chi ha gioito, a chi si è nascosto, a chi ha dimenticato ciò che è stato, a chi pratica solo il male in questa vita e opera nell’ombra manifestando i propri istinti con l’arma buia degli esposti anonimi, provando a demolire prospettive e sogni, voglio dire: “Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì”. A chi ha sofferto, a chi ha pianto, a chi ha continuato a camminare accanto a me, voglio dire: Vi voglio bene! Ai miei avvocati, Antonio Barilaro e Francesco Izzo, grazie».