Coronavirus, Santelli finisce sul New York Times: «Ha evitato il disastro in Calabria»

La gestione della crisi raccontata dal più famoso quotidiano del mondo. «La governatrice ha chiuso tutto a marzo prevenendo lo scoppio dell'epidemia». Ma in regione cresce la paura per le conseguenze economiche del lockdown

di Redazione
22 aprile 2020
22:45
Jole Santelli
Jole Santelli

Jole Santelli finisce sul New York Times. Il quotidiano statunitense, il più famoso e prestigioso al mondo, nelle scorse ore ha pubblicato un focus sugli effetti e le conseguenze del Covid-19 in Italia.

Il noto quotidiano statunitense ha concentrato la propria attenzione sull'approccio al Coronavirus delle regioni meridionali, analizzando anche la situazione attuale in Calabria.


La guerra del Sud

Nel citare il caso della signora di San Lucido (“zona rossa” in provincia di Cosenza) che dopo aver infettato i familiari e perso il lavoro vive delle donazioni delle associazioni di volontariato il cronista Jason Horowitz sottolinea come «gli italiani del Sud stiano combattendo una guerra su due fronti, affrontando sia le furie del virus sia una crescente carneficina economica mai vista dalla fine della seconda guerra mondiale. Il Coronavirus in Italia ha messo a nudo il problema più confuso e duraturo del Paese: la disuguaglianza economica e sociale tra Nord e Sud. L'assistenza sanitaria, in particolare, rimane un'area in cui un mix di mecenatismo politico, cattiva gestione e influenza del crimine organizzato ha lasciato molto indietro il Sud».

Ospedali indebitati

«Anche prima che il virus colpisse, gli ospedali della regione erano profondamente indebitati, sottoposti ad amministrazione esterna, ed i meridionali viaggiavano verso nord per le cure mediche. Con il piano del governo italiano di iniziare una riapertura graduale del paese il 4 maggio, – è scritto sulle colonne del New York Times – alcuni leader del sud rimangono così spaventati dal potenziale del virus di devastare le loro regioni. La diffusione del virus in Calabria “sarebbe stata una catastrofe”, ha detto Jole Santelli, presidente calabrese, che ha compiuto il drastico passo di chiusura dell'intera regione a marzo, contribuendo a prevenire un disastroso scoppio. Ma il danno economico, ha detto, “sarà enorme”. La signora Santelli, il cui ufficio è simile a quello di un governatore americano, ha dichiarato di aver chiuso la Calabria per paura che i lavoratori infetti di ritorno dal Nord distruggano un sistema ospedaliero "piuttosto debole"».

«Nell'ospedale di Cetraro – ricorda il giornalista del New York Times – la comparsa di un singolo paziente Covid ha costretto a chiudere l'intero Pronto Soccorso e a disinfettarlo completamente perché gli amministratori non avevano impostato un percorso distinto per evitare la contaminazione».

La paura del futuro

«Se l'ondata di contagi del Nord arrivasse qui», ha dichiarato nell'intervista al New York Times un medico 60enne di Cetraro, Pino Merlo, «non saremmo in grado di resistere». Sergio Malito, dipendente di un Comune del Tirreno cosentino ha invece rivelato attraverso il quotidiano statunitense «che il terrore del contagio si sta trasformando nel timore che i negozi non riapriranno, che la pesca non ricomincerà, che i turisti non arriveranno. Saremo rovinati».

Una sensazione diffusa, tanto quanto gli allarmi lanciati dalla Procura di Catanzaro che denuncia, come sottolineato da Jason Horowitz, «che il crimine organizzato stia sfruttando la crisi intervenendo come prestatore di denaro ed in alcuni casi cibo».

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