Coronavirus a Lamezia, l’avvocato del senzatetto multato: «Non è in un Cas, vive per strada»

Il legale dell’uomo sanzionato per la violazione delle norme anti-Covid chiede la revoca della sanzione: «Non è ospite di alcuna struttura»

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di Redazione
18 aprile 2020
17:42

Si infittisce il caso del senza fissa dimora sanzionato dai carabinieri lo scorso 15 aprile. Lo Sportello sociale autogestito aveva denunciato il fatto che un extracomunitario fosse stato multato perché trovato per strada in violazione delle norme anti-Covid. Ma un posto in cui stare l'uomo non lo avrebbe avuto, secondo l'associazione che ha chiesto il ritiro della sanzione.

 


Sulla vicenda era arrivata poche ore la smentita categorica dell'Arma dei carabinieri, i quali avevano spiegato che nella parte del verbale destinata alle dichiarazioni, e tagliata dalla foto mostrata dallo Sportello, era stato lo stesso extracomunitario a dichiarare di alloggiare in un Cas in attesa di altra sistemazione. 

 

Parla l'avvocato del senzatetto

Ora sulla vicenda interviene Santino Piccoli, legale dell'uomo, con nuove precisazioni che riportiamo integralmente. «Il mio assistito, in qualità di richiedente protezione internazionale, è stato ospite del Centro di accoglienza straordinaria situato in località Santa Maria di Lamezia Terme fino a circa un anno faDall’uscita dal Centro di accoglienza, ha vissuto sul territorio di Lamezia senza fissa dimora, appoggiandosi di volta in volta presso amici o vivendo per strada».

 

«A seguito della definizione della prima richiesta di protezione internazionale, lo stesso – spiga Piccoli – richiedeva istanza reiterata sulla base di nuovi motivi ma, a causa della difficoltà ad ottenere un contratto di affitto o l’ospitalità presso terze persone o organizzazioni di volontariato, la formalizzazione della nuova domanda di protezione internazionale veniva ripetutamente rinviata. A tal punto si precisa che il prossimo appuntamento presso la Questura di Catanzaro è fissato, salvo nuove disposizione relative agli sviluppi per l’emergenza, per i primi giorni del mese di maggio».

 

«In data 15.04.2020 veniva sottoposto a controllo da parte del carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme e sanzionato ai sensi della nuova normativa per l’emergenza Covid-19, nonostante avesse dichiarato di essere senza fissa dimora, come riportato nel verbale dagli stessi carabinieri. Effettivamente – aggiunge il legale – in quell’occasione, avrebbe dichiarato anche di essere in cerca di casa ed erroneamente di essere alloggiato e domiciliato in Lamezia Terme presso il Cas sito in via XX Settembre n. 11».

 

«Il mio assistito ha infatti provato ad alloggiare in tale struttura, senza però riuscirvi, dal momento che l’accesso ai centri di accoglienza è disposto dalla Prefettura e, pertanto, veniva allontanato dai gestori del centro. Di tale situazione – sottolinea la nota – è stata data anche informazione alle forze dell’ordine. Occorre anche precisare che lo stesso non ha adeguata conoscenza della lingua italiana e, soprattutto, non è in grado di leggere, pertanto le dichiarazioni rese al momento del controllo possono essere state oggetto di facili incomprensioni».

 

Il tentativo alla Caritas 

«Non potendo alloggiare nel Cas di via XX Settembre, si recava altresì presso il dormitorio della Caritas senza trovare alloggio neppure in tale struttura perché al completo. Pertanto va smentita categoricamente la circostanza che il mio assistito sia ospite del Centro di accoglienza di Via XX Settembre. Ad ogni modo si rappresenta che tale informazione può essere facilmente verificata dal momento che gli ospiti di ogni centro di accoglienza risultano registrati sia presso il centro sia presso la Prefettura. Piuttosto che fornire notizie non verificate o soprattutto notizie personali e riservate, quali ad esempio la presenza o meno di precedenti penali, del tutto irrilevanti in riferimento a tale vicenda, sarebbe stato utile interpellare l’ente gestore del Cas o la Prefettura di Catanzaro, per verificare se effettivamente la persone in questione fosse ospite o meno di qualche struttura di accoglienza».

 

L'avvocato conclude affermando che, «con Pec» del 16 aprile 2020, «ho informato della situazione il Comune di Lamezia Terme e la Prefettura richiedendo altresì la revoca delle sanzioni nonché l’inserimento del richiedente presso idonee strutture di accoglienza».

 

 

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