Coronavirus: riaprono studi e centri diagnostici, ma l'Anisap chiede i tamponi

VIDEO | L'associazione dei privati accreditati illustra le regole da seguire. Il presidente Macino avverte: «Le prenotazioni online non vanno bene e servono controlli sul personale medico» 

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di Agostino Pantano
27 aprile 2020
14:21

L’ordinanza c’è, ma ci sono anche i dubbi interpretativi, tanto è vero che gli uffici regionali hanno dovuto vergare un successivo atto per precisare meglio. Jole Santelli ha autorizzato la riapertura degli studi medici privati e dei centri diagnostici accreditati, da oggi, ma le prescrizioni sono talmente tante che non tutte le strutture e i singoli professionisti sono pronti.

«Per molti ci vorrà qualche altro giorno», spiega Edoardo Macino che è il presidente dell’Anisap, l’associazione che rappresenta la categoria. C’è intanto una prima esigenza, ovvero che gli utenti sappiano cosa devono fare.


«Valgono le regole del distanziamento che già si conoscono – prosegue Macino – ma ci sono aggiunte importanti. Nella sala d’attesa può sostare un numero di persone proporzionato alla estensione dei locali, fino al 4 maggio bisogna munirsi di autocertificazione, bisogna misurarsi la temperatura, è obbligatorio indossare la mascherina e, siccome noi abbiamo anche una funzione di pre triage, il paziente deve sottoporsi anche alle nostre domande tese ad escludere che presenti sintomi coerenti con il contagio».

Solo prenotazioni online

Macino ha letto in maniera critica una parte dell’ordinanza 35 ed ha chiesto dei chiarimenti, che ancora non sono arrivati, al dirigente generale Antonio Belcastro.
«Siamo obbligati ad accettare solo prenotazioni online – denuncia il presidente – ma tale modalità crea una disuguaglianza notevole, poichè non tutti hanno gli strumenti tecnologici adatti, e per questo abbiamo chiesto di precisare che anche la prenotazione di persona è possibile, ovviamente rispettando le regole del distanziamento. Altra richiesta che abbiamo fatto riguarda la sottoposizione del personale a tampone, perché noi pensiamo che per una maggiore sicurezza di tutti è giusto fare questi test o, in alternative, esami sierologici che sono di più facile reperimento».

Giornalista
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