Coronavirus Sibaritide, Usca con pochi medici: assistenza domiciliare in tilt

Pochi camici bianchi nelle Unità speciali di continuità assistenziale che hanno il compito di monitorare i pazienti positivi in quarantena obbligatoria bisognosi di un controllo sanitario a domicilio

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di Matteo Lauria
2 dicembre 2020
13:03
Enzo La Grotta - Responsabile Distretto Jonio Nord (Medici di medicina generale -Fimmg)
Enzo La Grotta - Responsabile Distretto Jonio Nord (Medici di medicina generale -Fimmg)

Cresce il malcontento tra i pazienti Covid in quarantena obbligatoria. Nel mirino i medici di medicina generale e il personale Usca (unità speciale continuità assistenziale) i cui compiti si rivelano decisivi per supporto e sostegno. I medici di famiglia rappresentano l’interfaccia del paziente Covid ma prediligono l’assistenza a distanza consulenziale.

Tale orientamento trova conforto in una recente sentenza del Tar del Lazio che scagiona da obblighi i camici bianchi territoriali nei casi di Covid accertati. Il ruolo di primario intervento a domicilio è demandato al personale Usca che, in riva allo jonio, è carente per uomini e mezzi.


 

Diventa, pertanto, necessario trovare le risorse umane al fine di implementare il servizio di assistenza sanitaria. I pericoli sono tanti, in particolare è prevalente il rischio della propagazione dei contagi, derivante dalla cattiva informazione in materia di norme e prescrizioni.

 

Molti, sottoposti a quarantena obbligatoria, disconoscono le conseguenze penali e civili nel caso di violazione dell’obbligo. Di recente nel rossanese, una donna di circa 70 anni si è ripresentata in pronto soccorso nonostante fosse in quarantena obbligatoria, ciò conferma la vulnerabilità del sistema, al di là della responsabilità soggettiva.      

 

Ingenerosi gli attacchi ai medici di famiglia

Per il responsabile del Distretto Jonio Nord dei medici di medicina generale (Fimmg) Enzo La Grotta è indispensabile intervenire sul potenziamento del personale Usca. Le critiche sulla categorie sono «ingenerose», a parere del camice bianco, che contrariamente a quanto si ipotizza i medici di famiglia sono sempre a sostegno del paziente covid.

 

Tuttavia, si ha bisogno di supporto nell’assistenza ai pazienti Covid sintomatici per gestire bene la fare terapeutica. Per i sospetti Covid va attivato il dipartimento di prevenzione per i tamponi molecolari, e il medico di famiglia tramite il triage telefonico fornisce consulenza su tutti i passaggi, dai supporti alle terapie.

 

Per il responsabile jonico occorre potenziare il territorio, le Usca, e dare seguito all’accordo integrativo regionale che prevede la costituzione di strutture territoriali dotati di medici e infermieri.     

 

 

  

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