Coronavirus, le strutture psichiatriche?: «Bombe pronte ad esplodere»

VIDEO | Dalla coordinatrice regionale Unasam (Unione nazionale associazioni per la salute mentale), Immacolata Cassalia arriva l’appello alle istituzioni: «Non solo le Rsa sono a rischio. Bisogna fare i tamponi a operatori e malati psichiatrici»

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di Elisa Barresi
13 aprile 2020
15:36

Esistono prigioni più rigide di quelle alle quali siamo abituati a pensare. Sono quelle che rinchiudono i malati psichiatrici che in questo momento di quarantena soffrono doppiamente la reclusione ma soprattutto sono persone ad altissimo rischio contagio.

Per i pazienti psichiatrici la prevenzione è l’unica arma contro il coronavirus, considerando che le cure farmacologiche a cui sono sottoposti per terapia, si scontrerebbe con la cura necessaria in caso di contagio da Covid come ci ha spiegato Immacolata Cassalia coordinatrice regionale Unasam (unione nazionale associazioni per la salute mentale).

 


«Gli utenti psichiatrici delle 16 strutture presenti e distribuite sul territorio provinciale di Reggio Calabria, ma in tutta la Calabria sono ben 56, hanno delle esigenze diverse e in questo momento non ci sono disposizioni adeguate. Non hanno dispositivi di sicurezza, guanti o mascherine, non solo i pazienti ma anche gli operatori sono sprovvisti e loro uscendo dalle strutture potrebbero senza dubbio far circolare il virus e contagiare gli utenti. Non hanno neppure apposite stanze per cambiarsi o indumenti di protezione. I malati psichiatrici, in caso di contagio, inoltre, non possono essere trasportati normalmente e portati al triage. Uno spostamento in luoghi non idonei potrebbe provocare in loro reazioni particolari. Servirebbero spazi appositi, protocolli adeguati e, soprattutto, prevedere un trasporto non solo con il medico ma anche con lo psichiatra. A causa delle debolezze di questi pazienti i percorsi non possono essere condivisi con le persone “normali”».

 

Ad essere nell’occhio del ciclone dunque non sono solo le Rsa ma anche tutte le strutture presenti sul territorio e scoperte da qualsiasi tipo di protezione. Per questo l’appello è stato rivolto al primo cittadino Giuseppe Falcomatà che ha accolto le richieste mettendosi in moto per trovare una soluzione ma serve un'azione condivisa anche a livello regionale.

 

«Ringraziamo il sindaco ma lui da solo può fare poco. Serve emanare dei protocolli adeguati alla esigenze dei malati psichiatrici. Prevedere per loro luoghi idonei di contenimento, fornire i DPI e, soprattutto, fare i tamponi a tutti, operatori e pazienti. Se i tamponi non sono disponibili come ci hanno già detto, fare gli esami sierologici perché queste strutture sono bombe ad orologeria. Non ci sono solo le Rsa».

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