Coronavirus in Calabria: «L'Unical adotti precauzioni per studenti e docenti»

Parla Vincenzo Fallico, senatore accademico dell'ateneo: «No ad allarmismi ma serve un presidio medico stabile attrezzato a fronteggiare il fenomeno»

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di Sonia Miceli
3 febbraio 2020
12:32
Il ponte dell’Unical
Il ponte dell’Unical

Cresce la preoccupazione per il coronavirus, specialmente nelle università italiane, centri di interscambio e siti di riferimento culturale per tutti gli studenti italiani e stranieri.

 


Dopo i due casi accertati in Italia e i numeri attuali dei decessi in aumento, l’Università della Calabria, su indicazione della Crui - Conferenza dei rettori delle università italiane - ha diramato qualche giorno fa una nota informativa utile a studenti e docenti per individuare e prevenire i sintomi del virus cinese.

 

Abbiamo rivolto qualche domanda a Vincenzo Fallico, senatore accademico Unical eletto lo scorso anno nella lista “Rinnovamento è Futuro” e membro del Coruc (Comitato regionale di coordinamento delle università calabresi), su come la popolazione studentesca dell’ateneo di Arcavacata stia affrontando l’emergenza pandemica che ha avuto origine da Wuhan, città a sud della Cina.

L'Unical e l'emergenza da coronavirus

Nel campus di Arcavacata c'è un rischio maggiore di contagio rispetto ad altre aree sul territorio?

«La città universitaria rientra sicuramente tra le aree da attenzionare, considerato il numero di persone che vi orbitano e la varietà etnica che la compone; pertanto, seppur senza creare allarmismi, è necessario che l’Ateneo e noi studenti adottiamo tutte le misure precauzionali utili a scongiurare ogni possibilità di contagio».

 

Emergenza pandemia: gli studenti sono allarmati?

«Ovviamente anche tra gli studenti si parla del Coronavirus, ma, al momento, non si registrano fenomeni di allarmismo; probabilmente anche a causa del particolare periodo didattico in corso, che ci vede impegnati nella preparazione degli esami, dislocati nelle varie aule, nelle biblioteche o nelle proprie residenze, piuttosto che nelle aule affollate a seguire i corsi».

 

Come vengono trattati gli studenti cinesi all’Unical? Si è accorto di qualche episodio di razzismo legato alla psicosi da contagio?

«No, non mi è mai capitato di assistere ad episodi di razzismo in generale, né tantomeno legati alla pandemia in atto».

 

«L'Unical è un campus con una forte connotazione internazionale e, sia da studente che da rappresentante, ho potuto constatare come questo abbia sempre rappresentato solo un punto di forza, che favorisce la crescita personale degli studenti iscritti nella nostra università e allarga i loro orizzonti culturali e sociali, abbattendo ogni barriera etnica ed ogni pregiudizio riconducibile alla diversità razziale, politica, religiosa ed etnica».

 

«L’internazionalizzazione è un tema che sta a cuore alla nostra Università e proprio nell’ultima seduta del Senato Accademico, infatti, abbiamo avviato una discussione finalizzata a facilitare l’iscrizione e l'accoglienza degli studenti internazionali. Nello specifico si sta cercando di promuovere la massima diffusione informativa verso gli studenti internazionali, i quali, già al momento dell’iscrizione, sapranno  se riusciranno ad accedere ai servizi alloggio e mensa in base ai requisiti in loro possesso, in modo da facilitare il loro trasferimento in Italia, spesso negato dall’impossibilità di dimostrare il possesso di un alloggio nel nostro Paese».

 

Come pensate di muovervi? Farete un appello al rettore e cosa chiederete?

«Come Senato Accademico, adotteremo  adeguate e prudenziali misure di sicurezza, dando massima diffusione all'informazione e al coinvolgimento diretto di tutti i componenti del Campus: docenti, studenti, personale tecnico amministrativo».

 

«Per prima cosa, attraverso la rete e gli altri mezzi di comunicazione, richiederemo la massima collaborazione di tutti, al fine di far emergere i potenziali rischi esistenti e di adottare tutte le misure necessarie a neutralizzarli: mi riferisco alla raccolta di dati e notizie riguardo a tutti coloro che in questo ultimo periodo si sono recati nei Paesi più colpiti dall'epidemia, in primis la Cina, invitandoli a darne comunicazione, e sollecitandoli a sottoporsi ai protocolli di profilassi e alle misure di sorveglianza sanitaria in atto disposte dal Ministero della salute».

 

«Solleciteremo, inoltre, il potenziamento dei contatti con i presidi ospedalieri di zona per tutte le preziose informazioni che ne potrebbero derivare, augurandoci di riuscire ad avere un presidio medico stabile presso il nostro ateneo, attrezzato a fronteggiare il fenomeno secondo i protocolli ministeriali».

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